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Marattin spiega che il duello col governo è appena cominciato

Valerio Valentini

Dal reddito di cittadinanza ad Autostrade. “Le condizioni per andare avanti devono essere verificate”, dice il deputato di Iv

Roma. Verrebbe spontaneo tirare un sospiro di sollievo, ora che la rogna della prescrizione è stata congelata. “E invece è proprio ora che questo governo deve dimostrare di saper incidere sulla crescita e sul lavoro, che sono le vere emergenze del paese”. Luigi Marattin parla col tono un po’ scettico di chi, in verità, non sembra crederci molto che questo esecutivo, così litigioso, possa davvero rilanciare la crescita. “Qualche dubbio viene”, conferma il deputato di Italia viva, uomo dei conti di Matteo Renzi, “soprattutto se ci si ferma a valutare la forte disomogeneità culturale, prima che politica, all’interno della coalizione di governo. E’ ovvio che ti viene il dubbio che sia questo l’assetto ideale per fare quelle scelte forti che servono al paese”.

 

Ma se Iv, come sembra, ci sta assai poco volentieri, nella maggioranza, perché non ne esce? “Noi ancora ci crediamo, ma l’esistenza delle condizioni per andare avanti devono essere verificate nei prossimi giorni”. Addirittura? “Be’, qualche giorno fa il premier ha detto che siamo una forza di opposizione arrogante e maleducata, e domenica il principale teorico politico del Pd zingarettiano”, prosegue Marattin riferendosi a Goffredo Bettini, “ha detto che è già pronta una maggioranza senza di noi. Secondo lei non c’è bisogno di un chiarimento? Mica per esorcizzare questo o quell’esito: noi siamo serafici come non mai. Però bisogna verificare se questa esperienza può proseguire o meno”.

 

A partire dal programma. “Esatto. Che si fa su prescrizione e autostrade, temi niente affatto risolti ma solo rimandati? E quali saranno le priorità della legge di bilancio 2021? Ricordo che il Def va scritto entro il 10 aprile. E su acqua pubblica e chiusure domenicali dobbiamo aspettarci lo stesso atteggiamento acchiappa-slogan da parte del M5s? Il family act può finalmente partire o dobbiamo ancora perdere tempo?”.

 

Giuseppe Conte ha, proprio per questo, organizzato dei vertici sul programma di governo. “Gli incontri sono utili. Ma a volte si risolvono in un elenco delle infinite possibilità di azione, invece che nella lista di decisioni politiche chiare e stringenti sulle cose da fare nel 2020. Noi ci siamo presentati con le nostre due priorità: una riforma radicale dell’Irpef per un fisco più leggero e semplice, e un piano per sbloccare investimenti e cantieri. E in più, proprio perché vogliamo procedere con metodo, abbiamo segnalato per ogni argomento le possibili occasioni di dissenso in maggioranza, in modo che possano essere trattate prima e con calma. Per intenderci, non come si è fatto sulla giustizia”.

 

Proporrete anche di superare il reddito di cittadinanza, che però il M5s difende in virtù dei dati della Commissione europea per cui questa misura avrebbe prodotto un impatto positivo sul pil dello 0,1 per cento, anche se è costato lo 0,4? “Non mi sorprende l’esultanza del M5s. Tendono spesso a fermarsi alla prima apparenza utile per fare un tweet, piuttosto che leggere fino alla fine. Noi proponiamo che il Rdc torni ad assomigliare il più possibile al Rei con maggiori risorse di allora, che fu un errore non appostare già nel 2017. Quindi sussidio alla povertà e a chi è inabile al lavoro. Agli altri invece servono altre cose: formazione, occasioni di lavoro, tasse basse, agevolazioni per mobilità interna. E soprattutto un’economia che faccia girare a pieno ritmo i motori di domanda e offerta, per tornare a crescere al 2 per cento, e non allo 0,2”.

 

Che voi vi proponete di raggiungere anche grazie al piano “Italia shock”. “Il piano completo, compreso l’articolato di legge, verrà presentato giovedì in conferenza stampa. Noi crediamo sia l’unica vera occasione per far riprendere gli investimenti pubblici, che languono da un decennio abbondante”. Che fare di quota 100? “Prendere una macchina del tempo, tornare nel 2018 ed evitare di prendere quella sciagurata decisione, in modo da evitare di spendere i 3 miliardi che invece abbiamo speso nel 2019. Non potendo farlo, almeno evitiamo di spenderne altri 22 nei prossimi 36 mesi, e destinarli invece a famiglie e riduzione tasse”.

 

Eppure tra il M5s, Leu e una buona parte del Pd e c’è un’evidente comunanza di vedute sulla necessità di un maggiore interventismo dello stato nell’economia. “Si tratta di un’offerta politica che chiamo ‘Alexandria Ocasio-Cortez’: una socialdemocrazia nostalgica innervata di movimentismo, che auspica più spesa pubblica, deficit e statalismo. Che è convinta che in Italia negli ultimi vent’anni ci sia stato ‘il liberismo selvaggio’, come afferma il neo responsabile economico del Pd. Un’offerta legittima e che esiste ovunque, Corbyn in Uk e Mélenchon in Francia), ma che è distante anni luce dalla mia impostazione e dalle esigenze del paese”.

 

Ma non è che siete voi renziani, gli intrusi in questa maggioranza? Qualcuno nel Pd dirà che le vostre ricette sono più in sintonia con la destra. “Quale destra? La lega di Salvini, Borghi e Bagnai predica più spesa pubblica, più deficit, stampa di moneta, protezionismo, più spesa assistenziale. Ha votato reddito di cittadinanza e riforma Bonafede della giustizia, e quando è stata al governo la pressione fiscale è aumentata. Le sembra una forza liberale? Le categorie di destra, sinistra e centro, per come le abbiamo conosciute negli ultimi 70 anni, sono state spazzate via dallo shock della globalizzazione e di tutto quello che ne è conseguito. Io credo molto di più a una demarcazione tra categorie politiche basata su apertura vs chiusura’. Ma è un discorso lungo”. Troppo, per ora.