Governo vivacchia
Bellanova e Scalfarotto (Italia viva) ci spiegano perché no, al governo non ci resteranno a tutti i costi
Roma. La remora che alcuni le attribuiscono, Teresa Bellanova la scaccia via subito: “Vorrei fosse chiara una cosa”, dice la ministra dell’Agricoltura di Italia viva. “Non abbiamo paura di lasciare le postazioni di governo perché non siamo lì a scaldare le sedie, siamo lì per lavorare nell’interesse del paese”. Figurarsi allora se possa ammettere di averla, quella paura, Ivan Scalfarotto, lui che da sottosegretario renziano agli Esteri aveva detto già a metà dicembre che alla Farnesina non valeva la pena restarci ad ogni costo.
“E lo ribadisco oggi con ancora più forza”, ci dice Scalfarotto rispondendoci da Berlino, al termine di un incontro col suo omologo tedesco e con le valigie pronte per un altro viaggio. Dunque non è ancora certo che vi dimettiate? “Io lunedì ho in programma un viaggio a Mosca: biglietto già stampato”, assicura Scalfarotto. “Io continuerò a lavorare fino all’ultimo secondo in cui rivestirò questo incarico, con l’orgoglio di servire il paese che mi ha sempre accompagnato, benché a distanza di quasi sei mesi il ministro Di Maio non abbia ancora assegnate le deleghe, le responsabilità del commercio estero restino ancora in bilico tra me e Di Stefano e tutto sia ancora una gincana di pene autoinflitte per mancanza di decisione”. Eppure? “Eppure in sei mesi siamo riusciti a evitare i dazi aggiuntivi che gli Usa minacciavano sui nostri prodotti agroalimentari e industriali grazie alla missione che io ho voluto fortemente per incontrare i vertici del Department of commerce e della Casa Bianca, e quasi a convincere della bontà del Ceta perfino Di Maio, che quando se ne andò dal Mise diceva di essere pronto a denunciare chiunque osasse parlare bene dell’accordo commerciale col Canada, che pure si è rivelato così benefico per le nostre imprese. Per questo resto convinto – prosegue Scalfarotto – che lo spazio politico per indirizzare ancora al meglio l’azione del governo ci sia”. E farlo dall’opposizione non sarebbe più coerente? “Quando sei all’opposizione puoi gridare alla luna. Ma se fossimo stati al governo un anno e mezzo fa, forse avremmo potuto impedire che il governo firmasse quello scellerato Memorandum con la Cina che ha rovinato i nostri rapporti diplomatici con Ue e Usa e ha addirittura peggiorato la nostra bilancia commerciale con Pechino”.
Sembra quasi un tentennamento, che la Bellanova però subito ricaccia, rivendicando l’urgenza di un chiarimento definitivo tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte. “Non si tratta di provocazioni, noi vogliamo davvero lavorare. Come abbiamo dimostrato quando abbiamo lavorato perché alle minacce agostane di Salvini si rispondesse con la forza della democrazia parlamentare e quando abbiamo tenuto testardamente il punto sull’Iva. Che poi alla fine tutti si siano intestati i risultati, è un’altra storia. Al premier non stiamo ponendo alcun aut-aut, semplicemente mettiamo sul tavolo temi per noi ineludibili, a partire dalla giustizia giusta e dallo sblocco dei cantieri per arrivare alla revisione del reddito di cittadinanza e a un’intesa condivisa per una riforma che indichi il presidente del Consiglio eletto dai cittadini. Sarà lui a dirci se condivide questi punti e se ritiene che ci siano le condizioni per continuare a fare un pezzo di strada insieme. E’ evidente che perché accada, la pari dignità tra tutte le forze politiche è imprescindibile. E perché ci sia pari dignità non possono esserci né più forni, né tantomeno più tavoli su cui si assumono decisioni”. Riferimento, evidentemente, al mercato dei “responsabili”: “La cosa che più irrita è constatare come molti dirigenti politici discutano più su come far fuori questa o quella forza politica invece che affrontare problemi che rischiano di far precipitare il paese in una crisi molto pericolosa”.
E insomma, “più che col M5s che resta fedele alla sua natura”, aggiunge Scalfarotto, “ciò che mi sorprende è l’arrendevolezza del Pd, che in nome di un supposto amore per la coalizione si rende subalterno al grillismo. Non dico tanto, ma se il Pd mediasse tra noi e il M5s, si potrebbe trovare un equilibrio dignitoso. E invece, appena noi contrastiamo certe iniziative del M5s, loro ci puntano contro l’artiglieria perché temono la nostra concorrenza. Ecco perché noi vogliamo che questo governo duri – conclude Scalfarotto – ma a patto che non sia un governo filogrillino. Sennò, opposizione dura e senza paura”.