E se Salvini fosse un gonzo?
Non tocca palla da agosto. Si ritrova contro i suoi alleati. Fa opposizione a riforme che ha votato. Non perde molti consensi ma perde ogni battaglia. La sua strategia sarà raffinata, ma forse è arrivata l’ora di guardare a Salvini con occhi diversi
Se metti in fila i fatti la domanda ti sorge spontanea: non sarà mica che Salvini è semplicemente un po’ gonzo? Riavvolgiamo il nastro e proviamo a fare un piccolo elenco, certamente non esaustivo, degli ultimi intensissimi mesi del Capitano, allineando i fatti e arrivando ai nostri giorni. Pronti, partenza e via! Aveva in mano un governo, con appena il diciassette per cento dei voti in Parlamento, ha fatto cadere quel governo per provare a capitalizzare il suo consenso, e dopo aver chiesto pieni poteri in mutande da una discoteca sulla spiaggia si è ritrovato all’opposizione di un governo guidato dallo stesso presidente del Consiglio a cui Salvini ha votato per un anno la fiducia.
Aveva in mano il pallino dell’opposizione, oltre che la capacità di dettare l’agenda del paese, ma dall’opposizione ha scommesso tutto prima su elezioni che ha perso (le regionali dell’Emilia-Romagna), poi su una incomprensibile battaglia che ha perso (la riforma del Fondo salva stati, tra l’altro voluta dal suo stesso governo), quindi su un referendum che non è riuscito neppure a far approvare dalla Cassazione (il maggioritario farlocco) e infine su una altrettanto farlocca battaglia contro una legge (quella che abolisce la prescrizione) che era stata la sua stessa maggioranza ad approvare allegramente un anno fa. Aveva in mano il pallino del centrodestra, dove aveva sì poteri assoluti, e invece oggi (pur avendo sondaggi ancora da urlo, ma ogni giorno sempre un po’ meno da urlo se è vero che il Pd secondo molte rilevazioni si trova a 6,8 punti dalla Lega) è lì che si ritrova con un alleato (Forza Italia) disposto a fare molto pur di non andare a votare, persino ad aiutare il governo. E con un altro alleato (Fratelli d’Italia) che deve la sua crescita progressiva (siamo quasi al 13 per cento) anche alla irreversibilità estremista della Lega di Salvini (citofonare Borghi, citofonare Zanni, citofonare Brexit, citofonare AfD, citofonare Le Pen).
E ancora. Ha provato per qualche mese a presentarsi con un volto meno populista, più calmo e misurato, ma a ogni tentativo di rendere presentabile l’impresentabile, mettendosi la mano davanti alla bocca durante la fase della gestione, ecco arrivare un citofono per colpire l’immigrato, ecco arrivare un giro di giostra con i bambini di Bibbiano, ecco arrivare un video in cui, proprio il giorno dopo aver chiesto al suo braccio destro di lanciare messaggi distensivi sull’Europa, non esclude che in futuro l’Italia, con l’Europa, possa fare quello che ha fatto la Gran Bretagna, ovvero andarsene via.
Aveva chiesto, sulla nave Diciotti, di voler andare a processo, poi ci ha ripensato, chiedendo di non farlo andare a processo, poi ha combattuto per non far tardare in Parlamento il voto sull’autorizzazione a procedere sul caso Gregoretti, quindi ha fatto votare in Giunta i suoi parlamentari per mandarlo a processo, poi ci ha ripensato e ha chiesto ai suoi parlamentari in Aula di non votare per mandarlo a processo. E in tutto questo non ha trovato nulla di meglio da dire, per difendersi, che ad aver commesso ciò di cui è accusato non è stato solo lui ma sono stati tutti quelli che a quei tempi stavano al governo con lui, senza ricordarsi che, a Sansone, il “muoia Sansone con tutti i filistei” non portò benissimo.
Aveva promesso che avrebbe conquistato l’Europa, con i suoi affidabilissimi alleati, e invece in Europa i suoi alleati affidabilissimi hanno votato per il presidente della Commissione che Salvini non voleva (citofonare Orbán), hanno denunciato l’irresponsabilità del populismo sulla legge di Bilancio firmata un anno fa da Salvini (citofonare AfD), hanno fatto di tutto per trasformare l’Italia nell’imbuto dell’Europa sull’immigrazione (citofonare Visegrád) e hanno persino chiesto di chiudere le frontiere con l’Italia per evitare la diffusione del coronavirus (citofonare Le Pen).
E per stare ai nostri giorni, agli ultimi giorni, ai giorni della gestione del coronavirus, il risultato è quello che è. I suoi governatori invitano a non aver paura di venire in Italia, indossando o meglio provando a indossare una mascherina (citofonare Fontana) e poi si lanciano in complesse analisi di geopolitica affermando, a proposito, che quelli là lo sappiamo che fanno: “Li abbiamo visti tutti mangiare i topi vivi!” (citofonare Zaia, che a parte questo scivolone ha dimostrato di essere un politico con la testa sulle spalle e forse non a caso appartiene a una Lega distante da quella salviniana). E infine eccoci alle ultime ore, durante le quali il nostro eroe tenta goffamente di vestire i panni della responsabilità, chiedendo a uno dei pochi leghisti che esisterebbero anche senza Salvini, Giancarlo Giorgetti, di triangolare per tentare di fare un altro governo con lo stesso leader di partito, Matteo Renzi, che ad agosto riuscì a metterlo fuori gioco – e per il momento anche qui pernacchie da tutti (da Meloni fino al Cav.). E’ possibile che un giorno Salvini ci smentisca dimostrando che i molti schiaffi presi negli ultimi mesi (citofonare anche a Carola Rackete) siano stati necessari per poter mettere in campo una geniale strategia utile a fregare tutti quelli che oggi stanno provando a fregarlo. Ma nell’attesa che questo accada, e certamente accadrà, ci poniamo una domanda che potrebbe aiutarci a inquadrare il problema di cui sopra offrendoci una chiave di lettura ulteriore per decodificare le raffinate strategie scelte dal leader della Lega: ma se Salvini fosse semplicemente un po’ gonzo?