Il leader forte diventa debole (Salvini), il leader debole diventa forte (Zingaretti) e la legislatura instabile diventa solida (viva Mattarella). Le nuove geometrie ai tempi del virus, con Giorgetti che ci dice: dopo l’emergenza ci vuole Draghi. Spunti
Il prepotente ingresso del coronavirus nella quotidianità del nostro paese ha avuto un doppio effetto sulle geometrie della politica italiana. Il primo effetto è di natura tecnica ed è un effetto che viene confermato da una decisione presa ieri dal governo che ha scelto di rinviare “sine die” il referendum costituzionale sul taglio dei parlamentari, precedentemente convocato per il 29 marzo. L’effetto di questa scelta, virus o non virus, avrà delle conseguenze sulla stabilità della legislatura, e sia che il referendum venga rinviato a giugno insieme con le regionali, sia che il referendum venga rinviato a dopo l’estate facendo slittare anche le regionali, il risultato non cambia: la finestra per andare a votare, complice il semestre bianco che scatta a luglio 2021 e durante il quale il presidente della Repubblica non può sciogliere il Parlamento, si riduce a un periodo di tempo compreso tra gennaio 2021 e giugno 2021, e per quanto nel 2021 possano essere alte le fibrillazioni è difficile immaginare che a pochi mesi dalla nomina del capo dello stato questo Parlamento accetti di mandare tutto gambe all’aria e far eleggere a qualcun altro il successore di Mattarella.
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