“I cittadini vanno condotti alla prudenza anche con le cattive”. Parla Pisanu
L’ex ministro dell’Interno difende Conte, ammonisce le regioni, chiede fermezza e lancia un appello sulle carceri
Roma. “Ce la faremo. Ce la faremo con una sola catena di comando e intendo se ascolteremo solamente il governo centrale. Ce la faremo se le regioni faranno dieci passi indietro. Ce la faremo solo con la severità”. E anche se non pensa all’Italia sotto stato d’assedio, l’ex ministro degli Interni, Beppe Pisanu, 83 anni ritiene che sia necessario fermare il pericoloso dibattito sull’inadeguatezza del governo (“Che a mio parere non c’è”), il processo ai Cadorna e la voglia irresistibile del super commissario: “Che credetemi non serve”.
Ma davvero si può pensare di mettere sotto sequestro un paese lasciando trapelare la bozza del decreto, non preparando un piano di sicurezza o servendosi dell’autodichiarazione come profilassi?
“Non sono sciocco. Anche io sono preoccupato e temo che, se non si interverrà con giudizio, il problema sanitario possa presto mutarsi in un problema di disordine pubblico. C’è un processo di lacerazione in atto. L’emergenza virus sta dividendo l’Italia in due, fomenta il rancore. Ed è serio, direi allarmante, quanto sta accadendo nelle nostre carceri. Mi è giunta voce che nelle celle si bruciano i materassi e che fuori, i parenti, aizzano i reclusi. Tutto questo può condurre a qualcosa di ancora più spaventoso di quanto stiamo purtroppo vivendo”.
Dopo il decreto, firmato nella notte, l’impressione è che non solo le regioni non erano preparate ma neppure i ministri dello stesso governo informati a sufficienza. Sono servite circolari per attuare le misure e solo dopo ventiquattro ore sono scattati i controlli. Cosa risponde?
“Abbiamo assistito a quello che io definisco la sovrapposizione dei centri di decisione. Oggi ne serve solo uno, riconosciuto. C’è già. Si tratta del governo. E in situazioni come queste si comprende la necessità di un forte apparato centrale”.
Si possono esautorare le regioni con un colpo di mano?
“Si deve governare l’epidemia. È già difficile governare l’ordinario, ma con più centri decisionali è impossibile amministrare lo straordinario”. Viene invocato un prefetto speciale, si negozia il ritorno di Guido Bertolaso. Può aiutare? “Trovo il ministro della Sanità, Roberto Speranza, un ministro equilibrato, con senso della misura. Il premier sta facendo del suo meglio. Un riferimento saldo è il nostro presidente Sergio Mattarella. Non serve aggiungerne altri”.
Ha guidato, in passato, il Viminale. Come spiega il ritardo nelle disposizioni?
“Lo spiego con la concertazione. Si è perso troppo tempo perché si doveva concertare con troppi organi”. Al ritardo dell’inizio si sta rispondendo con la minaccia dell’arresto per chi violerà quanto stabilito. Oltre all’angoscia di ammalarsi si aggiunge la paura di finire in carcere. “Pensiamo alla Cina. Hanno adottato misure stringenti, ma il calo dei contagi ha dimostrato che avevano ragione nell’adottarle. Si fissa un limite e quel limite si fa rispettare con le buone o le cattive maniere”.
Anche i medici hanno dovuto rivelare che lo scenario è da guerra e che si decide chi intubare e chi no. Si seleziona. Finiranno sotto “processo” anche loro?
“Fermiamoci un attimo. I medici agiscono secondo scienza e coscienza. Fidiamoci di loro. Abbiamo mobilitato il meglio del sapere tecnico e scientifico. Sono uomini eccezionali. Ovviamente non bastano. Questa guerra, sì anche io parlo di guerra, si vince se i cittadini saranno responsabili. L’imprudenza oggi è l’altra catastrofe. Serve pazienza”.
Potrebbe essere una lunga pazienza.
“Ne sono convinto. Non credo che basti qualche settimana. E’ il momento di dire che, come nei conflitti, anche questo potrà durare a lungo. E però, nello stesso tempo, bisogna ricordare che dopo la guerra c’è sempre il dopo guerra. La voglia di vivere, di ricostruire. I terremoti mobilitano intelligenze. Credo che anche per il coronavirus sarà così. Dopo la miseria della guerra, in Italia, c’è stato il miracolo. Sembra poco ma pensarlo, in questo momento, è già tutto”.