“Trasformiamo la crisi in un'opportunità”. Intervista a Renzi
“Sospensione immediata dei mutui, rinvio delle scadenze, cig. L’unità nazionale è giusta, ma occhio alle nostre libertà”
Roma. Lo dice in un sospiro che è quasi un sollievo: “Da Bruxelles una buona notizia, finalmente. Sarà decisiva per ripartire, decisiva”. Ma in fondo la politica, per chi la fa di mestiere, è giusto che non abdichi mai al suo ruolo, neppure nei momenti più tragici, quando ragionare di strategie economiche tra un bollettino della Protezione civile e l’altro può quasi apparire cinico. “Se, come effetto collaterale positivo di questo maledetto coronavirus, ci sarà la messa in discussione di un dogma più che decennale, quello del Patto di stabilità europeo, non possiamo che esserne contenti. Poi chiariamoci: i soldi non li chiediamo agli europei, li prendiamo dai nostri figli, dal debito. Ma se ce la giochiamo bene possiamo farcela. Le parole di Ursula von der Leyen sono uno straordinario segnale di novità, per l’Italia e per l’Unione intera. Anche perché non è più una questione italiana ma globale. Sfruttiamo al meglio quest’occasione”. Risponde al telefono dalla sua casa di Firenze, Matteo Renzi. In uno stato d’animo, dice, combattuto.
“Perché da un lato c’è l’angoscia per l’evolversi di questa pandemia, per gli amici e i conoscenti più fragili, per chi è devastato dalla paura di non arrivare alla fine del mese: penso che vinceremo la sfida sanitaria, ma la sfida economica sarà tosta. Dall’altro tiro fuori il positivo, sfruttando la possibilità di avere a disposizione tanto tempo libero da dedicare alla vita con la mia famiglia. E comunque vedere i nostri connazionali reagire con resilienza e tenacia, è bellissimo. E dà il senso di quanto sia grande e bella l’Italia”.
E poi, appunto, c’è la politica. “Che non può essere messa da parte, anche in una situazione di emergenza. Anzi, proprio perché viviamo giorni delicati, bisogna essere rigorosi e attenti. Domenica scorsa proponemmo la sospensione delle attività della Borsa, inascoltati. Ora vedo che Matteo Salvini urla contro le speculazioni sui mercati, se la prende coi ritardi della Consob. E mi chiedo se non sia lo stesso Salvini che alla presidenza della Consob ha voluto Paolo Savona. Se nelle carceri italiane muoiono dodici detenuti, dodici uomini, possibile che chiedere un gesto di responsabilità al direttore del Dap sia lesa maestà? Ora, se la politica fosse una cosa seria, in questi giorni si sarebbero dimessi sia Savona sia Francesco Basentini”.
Eccolo, Renzi il guastafeste, quello che sta in maggioranza ma fa il sabotatore. “Ma quale guastafeste. Abbiamo messo in quarantena le polemiche e abbiamo detto che in questa fase si rema tutti nella stessa direzione. Chiediamo però che quella direzione sia chiara, per il bene del paese”. Dicono che trami nell’ombra con Salvini, che punti a un governissimo con Mario Draghi premier. “Ma dai! Pensiamo a uscire dall’emergenza. Siamo in emergenza e siamo tutti al fianco del governo e di Conte. Punto. L’unità nazionale è sacrosanta, serve, aiuta: ma non è il governissimo. Quanto a Salvini, spero faccia chiarezza con se stesso: invoca con uguale perentorietà l’apertura e la chiusura di negozi e fabbriche, a giorni alterni. E’ difficile capire cosa pensi davvero. Quanto a Draghi: se lo paragoniamo a Christine Lagarde, autrice di quello che voglio sperare sia un semplice errore comunicativo, viene da dire che ci piace vincere facile. Ma del futuro di Draghi, meno si parla e meglio è”. E del presente di Domenico Arcuri, invece? Che ne pensa della sua nomina a commissario? “Sono convinto che farà bene. Conosco Arcuri come persona risoluta, sempre sul pezzo. Saprà senz’altro accelerare le procedure d’acquisto dei macchinari sanitari necessari”. E però si avverte comunque, nel ragionamento, l’incombenza di una precisazione. “Dico solo – sorride Renzi – che la nostra proposta era un’altra: avevo suggerito a Conte di coinvolgere un commissario che sapesse coordinare tutta la macchina dell’emergenza mettendo in campo la sua esperienza pregressa in situazioni simili. Per questo avevo pensato a Guido Bertolaso. Uno, per capirci, capace di coordinare le regioni, gestire l’emergenza, non farsi anticipare i decreti dalle veline di palazzo”.
Vede che allora è critico? “O mamma. Se siamo in questa situazione dobbiamo uscirne facendo tesoro del contributo di tutti. O pensiamo che abbiamo fatto tutto bene sino ad oggi? Bertolaso in cabina di comando semplicemente renderebbe gli italiani più tranquilli. Sui social scriviamo ‘Andrà tutto bene’. Poi però il nostro compito è far sì che vada davvero tutto bene. Io offro solo qualche suggerimento”. Per esempio? “La situazione è straordinaria, e dunque è necessario fare scelte dolorose. Ma attenzione a non esagerare: limitare le libertà costituzionali attraverso un semplice decreto del presidente del Consiglio è legittimo in punto di diritto ma è un atto molto forte. Meglio forse fare chiarezza con un decreto legge, più organico. Ho condiviso le parole di responsabilità che Conte ha pronunciato l’altra sera, ma per il futuro non possiamo affidare a un dpcm la deroga a una libertà costituzionale. Per adesso va tutto bene perché la diretta Facebook è piaciuta a tutti. Ma questo è comprensibile nell’emergenza, non può diventare un precedente: la diretta Facebook non può diventare una fonte del diritto. Nell’emergenza abbiamo tutti bisogno di aggrapparci a ciò che sembra trasmettere sicurezza. Però dobbiamo mantenere lucidità: non sempre ciò che piace a tutti è giusto. Per esempio la scelta di chiudere i voli con la Cina è stata salutata con favore dagli italiani ma è stata un autogol: non abbiamo bloccato il contagio, ma abbiamo diffuso i contagiati. E ora come facciamo a criticare la Spagna che fa lo stesso con noi o l’Austria o la Svizzera? Nel momento in cui le emozioni contano tantissimo, dobbiamo essere fermi sui princìpi. E questo vale anche per il Parlamento. C’è chi propone di chiudere e votare a distanza. Non scherziamo: neppure in stato di guerra si chiudono le Camere. Nella democrazia, la forma è sostanza: e noi, appunto, siamo una democrazia parlamentare. Deputati e senatori non possono essere, loro, quelli che si lasciano prendere dal panico: la pandemia si sconfigge con lucidità e intelligenza, non con l’ansia. Diradiamo le sedute, prendiamo tutte le accortezze del caso: ma chiudere il Parlamento no, non esiste. E ci sarà un motivo se, su questo punto, mi sono ritrovato a concordare con Luigi Zanda, giorni fa. Avviene solo negli anni bisestili, credo”. E sull’economia, che fare? “Primum vivere. Se chiudiamo gli italiani in casa, preoccupiamoci di metterli nelle condizioni di arrivare alla fine del mese senza affanni. Dunque, sospensione immediata dei mutui, rinvio delle scadenze, cassa integrazione. Subito”. Dopodiché? “Dovremo recuperare un clima di fiducia nel futuro. È una crisi devastante ma proprio per questo è anche una gigantesca opportunità. Possiamo fare molto. A partire dal piano shock sugli investimenti e dal sostegno alle piccole e medie imprese, che andranno accompagnate nella ripartenza. Ci aspettano mesi complicati, all’uscita dalla crisi sanitaria. Ma anche pieni di occasioni se daremo fiducia all’Italia. Intanto la revisione dei parametri europei, che dovremo saper sfruttare innanzitutto ripensando completamente le due misure che negli ultimi due anni hanno affossato l’economia italiana: reddito di cittadinanza e quota 100. Vi pare logico che mandiamo in pensione anticipata i medici e poi li richiamiamo in servizio d’urgenza? Siamo seri. E soprattutto siamo pronti a cogliere i cambiamenti che verranno: la Germania modificherà probabilmente il suo piano di sviluppo, nel corso del 2020. La Cina sta ripensando se stessa. La sfida negli Usa sarà avvincente: Biden era dato per morto, ora può insidiare davvero Trump. Finita l’emergenza, potremo ripartire”. E’ la politica. “Già, è la politica”.