Ha ormai superato Matteo Salvini nei sondaggi di gradimento personale. E pur stando all’opposizione è a un’incollatura da Giuseppe Conte, il presidente del Consiglio che sta gestendo la crisi epocale del coronavirus. Settimane fa, il Times di Londra l’ha inserita, unica italiana, in una lista di personalità da tenere d’occhio nel 2020. E il suo partito, da lei trainato, Fratelli d’Italia, è passato in poco tempo dal 4 al 10 per cento, lasciando immaginare – la crescita è lenta ma costante – che possa avviarsi a eguagliare i risultati di Alleanza nazionale che arrivò al 13 per cento. Eppure Giorgia Meloni dà l’impressione di non avere fino in fondo deciso cosa voglia fare da grande. La prima funzione del conservatore – secondo i manuali in materia – è quella di freno ai desideri impulsivi, ai sobbalzi e alle rivolte, ai progetti infantili o demagogici, ai programmi di demolizione senza speranza di ricostruzione. Meloni è stata all’opposizione del governo cosiddetto “del cambiamento”, critica fino al satireggiare del reddito di cittadinanza e dell’assistenzialismo grillino con il quale invece la Lega si era compromessa. Mai putiniana ma atlantista, alleata dei conservatori in Europa, e dei Repubblicani negli Stati Uniti, anche in queste ore tragiche – su molti argomenti che riguardano l’economia e la salvezza nazionale – oppone alle sparate social di Salvini un contegno da opposizione patriottica e responsabile. E però, proprio quando uno quasi si è convinto che lei possa diventare sul serio un vero leader conservatore, insomma un leader normale, quello che Salvini non è, ecco che sul più bello emergono ossessioni complottiste, vittimismi, accuse di oscure trame ordite da Francia e Germania ai danni della nostra patria. L’altro giorno, Meloni ha pure rilanciato quei video deliranti di Mario Giordano sui tedeschi “untori” dell’Italia. La difesa dell’interesse nazionale non si realizza nel vittimismo, ma nel dimostrare idee e capacità tali da far valere l’interesse italiano in Europa. E credere ai maghi, alle fate e ai fantasmi non è precisamente il miglior viatico per accostarsi ai modelli di Margaret Thatcher o di Golda Meir. E’ più roba da Salvini. Che in questo è bravissimo. Meloni decida un po’ cosa vuole essere.
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