Altri medici da aiutare
Il nuovo decreto del governo vieta la costruzione di nuovi ospedali. Risultato: cantieri utili ora bloccati
Roma. Costruire un ospedale è essenziale di questi tempi? Evidentemente no. Il nuovo decreto del governo, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 25 marzo e con effetto dal 26 marzo, blocca – fra le altre cose – la costruzione degli ospedali. Nell’elenco delle attività economiche consentite e individuate dai codici Ateco mancano proprio quelle del 41.20.00 sulla costruzione di edifici residenziali e non residenziali. Tra questi però non ci sono soltanto le scuole, gli alberghi e i negozi ma anche gli ospedali. Risultato: in varie parti d’Italia i cantieri si sono bloccati da giorni.
Come il “Nuovo Ospedale Monopoli-Fasano”, al cui cantiere adesso ci sono i lucchetti. “Procedeva per fortuna senza intoppi e ora hanno sospeso i lavori. Un paradosso: ai tempi del Coronavirus, invece di accelerare la costruzione degli ospedali (con norme speciali) si sospendono i cantieri”, dice al Foglio il consigliere regionale del Pd Fabiano Amati, avvocato e presidente della Commissione Bilancio del consiglio regionale pugliese. “E’ un ospedale da 300 posti letto con tutte le specialità per curare malattie tempo-dipendenti e di alta complessità”, spiega Amati. “E’ l’unico ospedale per malattie serie tra Bari e Brindisi (150 km)”.
Il cantiere chiuso del "Nuovo ospedale Monopoli-Fasano"
La notizia è confermata al Foglio dal direttore dei lavori, l’ingegner Gianluca Calace, amministratore delegato di Steam, società di ingegneria e architettura: “Il nuovo decreto, quello annunciato nottetempo nel weekend su Facebook e poi pubblicato in Gazzetta, ha introdotto delle ambiguità nella lista delle costruzioni che possono essere realizzate. Vengono esclusi, per esempio, i cantieri di edilizia anche se in alcuni passaggi si fa intendere che le opere pubbliche possono proseguire. L’intento era chiaro: sospendere tutto ciò che non è indispensabile a breve termine. Il risultato finale è che anche i cantieri degli ospedali si fermano”.
All’ospedale di Monopoli-Fasano, spiega Calace, mancavano ancora due anni di lavori più la dotazione delle attrezzature interne. “Quest’opera non servirà per rispondere adesso all’emergenza COVID 19 ma, attenzione, risponde ad un’emergenza che c’era già: gli ospedali esistenti sono del tutto inadeguati, come in altre zone del Sud, a garantire un’offerta specializzata e ad alta tecnologia. Per curare adeguatamente i pazienti acuti su quel territorio si dovrà aspettare più a lungo. E’ sacrosanto occuparsi dei pazienti malati di Covid 19, che si spera diminuiranno, ma dobbiamo preoccuparci anche del servizio sanitario ordinario. In Puglia c’era una comunità che aspettava trepidante questa opera e che dovrà inevitabilmente attenderla più a lungo, senza contare la gente che resterà senza lavoro”.
Certo, ci sono delle precauzioni da prendere: “Mascherine e distanza di sicurezza innanzitutto. La costruzione, che attualmente si svolge all’aperto, presenta indubbi vantaggi. A mio parere si sarebbe dovuto fermare il cantiere almeno qualche giorno per organizzare la logistica in funzione delle nuove esigenze di sicurezza”, spiega Calace, “per gli spazi comuni e il trasporto dei lavoratori. Ma un conto è chiudere 10-15 giorni per fare formazione e reperire le mascherine, un conto è chiudere non si sa quanto. Anche perché abbiamo capito tutti che questa emergenza non finirà quando caleranno i contagi e i morti. Dovremo convivere con questo pericolo come fanno ancora in Cina”. Insomma, dice Calace, “non ci si rende conto di che cosa voglia dire fermare la macchina organizzativa di un ospedale da 100 milioni di euro. Non è un gioco anche perché per ripartire poi ci vogliono mesi”. La catena di costruzione di un ospedale “è lunga, coinvolge i fornitori (si pensi a chi doveva produrre tutte le apparecchiature tecnologiche fondamentali in un ospedale). Quindi se manca un anello crolla tutto”. Steam si è vista fermare i cantieri di altri ospedali, a Pordenone e a Padova per dire. Ma anche altre attività sono ferme, come quella in Brianza per posare i tubi di teleriscaldamento. Dice il consigliere regionale Amati: “Invece di mettere una norma speciale, tipo si lavori giorno e notte, si raddoppi il personale e magari si dia un premio all’impresa, si sospendono i lavori. Una cosa folle”.