Mimmo Parisi. Foto LaPresse

Chiara Gribaudo (Pd) ci spiega perché Parisi deve dimettersi da Anpal

Valerio Valentini

“Col piano industriale bocciato l’Agenzia per il lavoro non può usare i fondi europei. La Catalfo intervenga”, dice la deputata

Roma. L’atto che di solito si fa con tono stentoreo, Chiara Gribaudo lo compie con una la pacatezza di chi elenca delle evidenze. E così, nel dire che “sì, mi pare evidente che Mimmo Parisi debba dimettersi dalla presidenza dell’Anpal”, la deputata del Pd, da mesi in prima linea nell’opera di vigilanza sull’Agenzia nazionale del lavoro, precisa che “i motivi per cui non può che farlo sono parecchi, e tutti ben documentati”. A partire, evidentemente, da quelli rivelati ieri dal Foglio. “Certo, il fatto che nel bel mezzo della peggiore crisi economica degli ultimi decenni il presidente dell’Anpal abbia deciso di volarsene negli Usa, lasciando di fatto priva l’agenzia della sua guida diretta, a me pare gravissimo. Anche perché lo ha fatto subito dopo aver presentato un piano industriale che è stato bocciato dal cda della stessa Anpal. E’ mai possibile? Non è accettabile che un braccio operativo del ministero del Lavoro non riesca nemmeno a impostare la difficile attività dei prossimi mesi per accompagnare la ripresa dopo la crisi. Non dopo un’altra poco rassicurante prova da parte del braccio più forte di Via Veneto, quello dell’Inps”.

 

E dunque ecco che la Gribaudo si ritrova, per prima tra gli esponenti di maggioranza, a condividere l’opportunità che anche la Lega (con Durigon e Centemero) e FdI (con Rizzetto) segnalano. Incurante del fatto che a quanto pare chiedere le dimissioni di un dirigente di un’agenzia pubblica, in un momento del genere, appaia come un atto irresponsabile. “A me – replica la Gribaudo – irresponsabile pare che sia chi non svolge il ruolo che gli è stato assegnato, chi non rispetta gli alti valori di serietà e integrità morale che dovrebbero accompagnare chi dirige un’agenzia come l’Anpal. Che, proprio in questo momento, dovrebbe essere un perno centrale nell’azione del governo. E non solo perché la bocciatura del piano industriale impedisce di fatto all’agenzia di utilizzare i consistenti fondi europei già disponibili e di attrarne degli altri. Ma anche perché questa pandemia avrà, tra i suoi non secondari effetti, quello di stravolgere il mondo del lavoro, di accelerare una transizione verso la robotizzazione e la meccanizzazione che, in mancanza di choc, avrebbe ancora impiegato anni. Serve insomma ripensare il welfare, muoversi verso un modello universalitico di ammortizzatori sociali quanto meno a livello europeo. Ma come si può fare se l’Anpal non è al pieno della sua operatvità? Si fa un gran parlare dei conflitti tra stato e regioni sulla sanità, in queste settimane. Segnalo però che, tra le competenze assegnate alle regioni dal titolo V ci sono anche le politiche attive. Che andrebbero invece ripensate, su scala nazionale. E d’altronde siamo tutti in attesa della cosiddetta ‘fase due’ del reddito di cittadinanza: quella in cui si dovrebbe abbandonare la logica del sussidio per entrare in quella della formazione. Ma non si vede nulla di tutto ciò”.

  

E dunque, quel che è emerso nelle ultime ore basterebbe già, per spingere la Gribaudo a chiedere dimissioni. “E però non c’è solo questo”, aggiunge lei. “C’è anche la questione della compatibilità dell’incarico di Parisi con quello di docente alla Mississippi University. L’anno di aspettativa è terminato e lui ne ha ottenuto un altro, part-time, dallo stesso ateneo. E’ compatibile? Non si sa. E questa incertezza è inammissibile. Perché il ministro Catalfo, che pure ci aveva garantito che avrebbe fatto chiarezza, non ci ha detto nulla? E lo stesso vale per le spese di viaggio di Parisi. Molto generose, specie per un esponente del mondo grillino, e soprattutto non rendicontate sul sito dell’Anpal come accadeva in passato. Non erano, i Cinque stelli, gli eroi della trasparenza?”.

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