Roma. E’ martedì 21 aprile, c’è Giuseppe Conte in onda che ripete in Parlamento (prima al Senato, poi alla Camera) quello che al mattino ha scritto su Facebook e ognuno, a modo proprio, riscopre il parlamento, socchiuso per emergenza sanitaria da settimane. I leghisti dei “pieni poteri” invocano mandato pieno al parlamento. Il capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo dice di aver scritto una lettera insieme agli alleati per avere delle “comunicazioni e non un’informativa del premier Giuseppe Conte perché prima di un vertice europeo”, fissato per domani, “riteniamo sia giusto che il Parlamento dia un atto di indirizzo al governo”. Isabella Rauti di Fratelli d’Italia assicura che “il Parlamento non è un set, ma il luogo del confronto e della democrazia parlamentare”. E insomma fin qui, ci siamo; è persino prevedibile che sovranisti e populisti s’accorgano della centralità del parlamento solo quando sono all’opposizione. La questione è però più ampia. Da giorni s’intravede una certa impazienza per il cosiddetto svilimento del parlamento, subalterno al potere salvifico delle task force. E da giorni s’avverte non tra quelli che spernacchiavano la Costituzione ma con insistenza, nella maggioranza, dentro il Pd. Specie in alcune sue componenti.
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