Roma. Sarà pure vero, come maligna uno dei notabili grillini coinvolto nella pokerata delle nomine, che “alla fine Conte s’è tenuto solo una ridotta”. E però, essendo una ridotta che ha a che fare col tentativo di controllo pressoché assoluto dei servizi segreti, la tattica del premier ha destato comunque non pochi malumori. Anche perché gli alleati del Pd gli chiedevano, sia pure parzialmente, di mollare. E glielo chiedevano da mesi, e con toni sempre meno pacati. E invece lui, il fu “avvocato del popolo”, ha deciso di raddoppiare. O quantomeno di provarci. Perché la promozione di Luciano Carta alla presidenza di Leonardo è stata, per unanime e condivisa analisi, un promoveatur ut amoveatur: concedergli di raccogliere il testimone di Gianni De Gennaro pur di liberare la poltrona del capo dell’Aise, su cui il premier spera ora di piazzare un suo uomo a lui fedele.
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