Roma. All’inizio nessuno c’ha visto del dolo: “Ché prima o poi – allarga le braccia Luciano D’Alfonso – era inevitabile che sbottassimo”. Solo dopo si è capito, rimettendo insieme i pezzi, dando un senso a certe stranezze lì per lì sottovalutate, che invece la premeditazione c’era tutta, e aveva a che fare con la voglia di Dario Franceschini di lanciare un messaggio neppure troppo criptico a Giuseppe Conte, e di farglielo recapitare con la romanesca sbrigatività di Bruno Astorre: “Ahò, guardate che qua la baracca non regge più”. E non è stato tanto il tono, a colpire. Ma l’autore: perché il senatore di Frascati è conosciuto da tutti per essere il più fidato dei soldati agli ordini del ministro della Cultura.
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