Roma. “Abbiamo un problema di massoni al governo che dobbiamo chiarire al più presto… Questo sembra un governo di figli di massoni se non di massoni essi stessi”. Era il 2016 e c’era ancora il governo Renzi. A parlare il senatore Mario Michele Giarrusso, che in questi anni di notorietà regalati dal M5s ha riversato una ricca quantità di liquame nell’àere dello spazio pubblico, senza tralasciare niente; nel 2019, quando il M5s era ancora al governo con la Lega, Giarrusso ha simulato le manette rivolto ai parlamentari del Pd, con un sorriso maligno e sudaticcio. Questa settimana è stato espulso dal M5s, ma non perché le sue posizioni complottiste sono state revisionate dai vertici dei grillini e dalle loro proiezioni mentali (Beppe Grillo, Vito Crimi, Casaleggio Associati). Eh no: Giarrusso è stato buttato fuori dal M5s come un Al Capone qualunque. Non per le sue malefatte politiche ma perché non ha restituito i soldi secondo quanto stabilito dal contratto farlocco con la Casaleggio Associati e con la sua dépendance politica, il M5s.
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