Il 25 aprile 11 anni dopo Onna (“è la festa di tutti”), i fondi del Mes (“il nostro voto sarebbe favorevole”), la forza dell’Ue (“sì Recovery fund, stop no euro”), la linea Draghi e la lentezza del governo per il dopo. Chiacchierata con Silvio Berlusconi
Era il 25 aprile di undici anni fa quando Silvio Berlusconi, allora presidente del Consiglio, si presentò con un fazzoletto tricolore a Onna – in una delle città abruzzesi più martoriate dal terremoto, che 64 anni prima fu teatro di una strage di civili fatta dalla Wehrmacht in ritirata – e in un discorso che passò alla storia disse che i tempi erano ormai maturi per affermare un’idea precisa: la Resistenza deve essere riconosciuta come “un valore fondante della Costituzione”, la festa della Liberazione deve essere riconosciuta da tutti “come la festa della libertà” e che avere rispetto per tutti i combattenti, “fossero essi partigiani o repubblichini”, non può in nessun caso permettere, di fronte a quel periodo, “di essere neutrali”. Undici anni dopo il giorno in cui Silvio Berlusconi, forse per la prima volta, riuscì a fare breccia nei cuori anche dei suoi avversari, abbiamo chiesto al Cav. di ragionare con noi attorno a un tema importante che non riguarda solo il 25 aprile bensì il futuro del paese: cosa può significare oggi la parola libertà. E Berlusconi, che in questa stagione pandemica è riuscito come undici anni fa a far breccia nei cuori dei suoi avversari, accetta di parlare di tutto: dai risultati dell’Europa al futuro dell’economia, dagli strumenti per la ripartenza alle opportunità della ricostruzione, dai rapporti con gli alleati fino alle critiche alla maggioranza. La prima domanda riguarda l’attualità e a Berlusconi chiediamo qual è stato il carattere del paese che lo ha maggiormente sorpreso. “Certamente la disciplina. Spesso gli italiani vengono descritti come un popolo geniale, creativo, brillante ma disordinato e disorganizzato. Incapace di stare alle regole. E’ un’idea che anche molti di noi condividono. Questa volta abbiamo dimostrato al mondo e a noi stessi che, di fronte a una richiesta di limitazioni e sacrifici molto severa, la grande maggioranza degli italiani ha risposto con senso civico, rispetto delle norme, partecipazione a uno sforzo collettivo. Abbiamo saputo essere nazione, ritrovarci insieme. Non mi ha sorpreso invece la grande professionalità, ma anche lo spirito di sacrificio e la dedizione, di medici e infermieri, delle forze dell’ordine e della Protezione civile e di tutti coloro, come i cassieri dei supermercati o gli addetti ai trasporti, che hanno fatto andare avanti l’Italia in queste settimane difficili, mettendo a rischio la propria vita e la propria salute per salvare o consentire quella degli altri”.
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