Perché con troppe Faq si può contagiare anche la Costituzione
Clementi: “Il tempo dei dpcm è finito. Ora solo dl”. Santoro: “A furia di raccomandazioni potevano suggerirci anche dei libri…”
Roma. La sintesi autorevole è del professor Francesco Clementi, docente di diritto pubblico comparato a Perugia, su Twitter: “Il tempo dei dpcm è finito. Ora solo decreti legge, se servono. Che il governo torni a dare alle libertà costituzionali la dignità costituzionale che meritano, mettendo il Parlamento in condizione di integrare e di modificare quei testi”.
Insomma tutto il potere alle FAQ – le Frequently Asked Questions – non si può fare. Anche se finora, dopo ogni oscuro dpcm, è stato così: segue dibattito e seguono FAQ, qualcosa di più di un chiarimento e qualcosa di molto simile, nell’uso improprio che ne viene fatto, a una fonte di diritto. Lunedì si sono moltiplicate le interpretazioni sui “congiunti” e non meglio precisate fonti di Palazzo Chigi hanno spiegato alle agenzie che “nei prossimi giorni usciranno le Faq volte a chiarire tutti i dubbi sul Dpcm”. Ennio Flaiano è sempre qui tra noi: “La situazione politica in Italia è grave ma non è seria”. Dice al Foglio Emilio Santoro, filosofo del diritto e uno dei primi a segnalare – proprio sul Foglio – il rischio di contagio della Costituzione: “Il problema è che si fa un dpcm, cioè un atto amministrativo, in cui si mettono sullo stesso piano la raccomandazione agli anziani di non uscire (si fanno le raccomandazioni per dpcm?) e disposizioni in violazione dell’articolo 13 della Costituzione, come l’obbligo di non uscire per chi è in quarantena (ribadito, stava già nel decreto legge ma in violazione della riserva di giurisdizione) e quello per chi ha più di 37,5 febbre, nuova violazione anche della riserva di legge, perché fatto per la prima volta in dpcm”.
Un divieto di uscire, sottolinea Santoro, accompagnato da “una disposizione che sembra di nuovo essere una raccomandazione (limitare al massimo in contatto sociali: dove, in casa? E’ un obbligo? Mia moglie mi può denunciare se ho 37.6 e mi corico con lei? E’ una raccomandazione? Di nuovo in un dpcm, messa insieme a un obbligo?) e una disposizione che non si capisce che cosa sia (contattare il medico curante)”. Insomma, al governo “devono capire che le limitazioni della libertà personale per tutelare la salute pubblica le devono fare con la procedura del trattamento sanitario obbligatorio e che un atto normativo non serve a dare raccomandazioni... Potevano anche suggerirci, visto che c’erano, di leggere un buon libro (perché in mezzo alla babele delle aperture non aprano le biblioteche tramite take away, prenotando in anticipo un libro, è un mistero che solo Amazon può spiegare) e di fare la pizza con la farina di riso se siamo celiaci”.
Stefano Ceccanti del Pd ha predisposto un emendamento al decreto 19 che va in aula oggi per parlamentarizzare i dpcm. “Si tratta di una fonte che nel corso dell’emergenza ha finito per avere un rilievo sconosciuto in precedenza”, dice Ceccanti. “Entrando in una nuova fase appare opportuno regolarli in modo diverso: ferma la responsabilità piena del Governo sulla sua emanazione, appare però opportuno introdurre un parere preventivo del Parlamento, obbligatorio anche se non vincolante, con un tempo certo di una settimana. In tal modo alcune criticità potrebbero essere prevenute dal Parlamento, senza che esso debba essere costretto ad intervenire ex post su altre fonti. Una tecnica che in questo periodo ha consentito di risolvere alcune questioni, ma che ha finito fatalmente per rendere molto più complesso e difficilmente comprensibile il sistema delle fonti. Il decreto 19, che era nato appunto, per riportare ordine nel sistema, darebbe così anche una soluzione stabile e ragionevole”.