L'intelligenza collettiva che serve alla politica per salvare il paese nella fase 2
Abbiamo visto questo tipo di risorsa agire nella ricostruzione del Ponte di Genova, dove un mix di volontà politica trasversale, pragmatismo, capacità imprenditoriale e gusto per la bellezza ha prodotto un risultato impensabile per i borbottatori
Al direttore - Tra le cose che mi hanno colpito in questi giorni c’è l’espressione “intelligenza collettiva”. L’ha usata la virologa Ilaria Capua per raccontare il progetto studiato insieme a un’altra eccellenza italiana, la direttrice del Cern Fabiola Gianotti, per radunare una comunità di ricerca sul Covid e sul dopo-Covid. L’espressione mi ha fatto riflettere perché sono convinta che al nostro povero Paese serva qualcosa di simile: un salto di qualità importante, un recupero dell’”intelligenza collettiva” nella gestione politica della crisi. Il virus ha cambiato tutto, ci ripetiamo ogni giorno, e proprio per questo deve cambiare anche noi che facciamo politica. Le miserabili dinamiche acchiappa-consensi, le gelosie ministeriali, la lentocrazia burocratica, i piccoli calcoli, le guerricciole di posizione, i veti ideologici: tutto ciò è incompatibile col tentativo di tenere l’Italia a galla oggi e di rimetterla in moto domani.
Esiste un’intelligenza comune da attivare e connettere, come è possibile farla emergere e “contare”? Questa è la domanda che dovremmo porci al di là del dibattito, già sentito tante volte, sulle formule di governo o sull’incoronazione di un nuovo uomo della provvidenza che ci salvi dal crack. Penso che questo tipo di risorsa esista. Penso che sia nascosta da un decennio di controselezione politica che ha premiato le abilità mediatiche, la zelante fedeltà ai capi, il fiuto per l’aria che tira e le qualità di arruffapopolo, tutte competenze – se così si possono chiamare – che non servono più a niente, forse neanche alle carriere dei diretti interessati.
Abbiamo visto questo tipo di intelligenza e risorsa agire, ad esempio, nella ricostruzione del Ponte di Genova, dove un mix di volontà politica trasversale, pragmatismo, capacità imprenditoriale ma anche di gusto per la bellezza – il progetto è senz’altro all’altezza della “bella Italia” – ha costruito un risultato impensabile per i pessimisti e per i borbottatori: una grandissima opera pubblica tirata su in meno di due anni, una città ricollegata al mondo, nuovo lavoro, nuove possibilità, nuova speranza. Quando l’intelligenza collettiva agisce, noi italiani siamo davvero i migliori del mondo. Quando si sgretola, diventiamo niente: un gradino sopra il “junk”, come ingenerosamente ci quotano le compagnie di rating. È una riflessione che tutti i partiti dovrebbero fare in questi tempi straordinari. La vera e unica misura d’eccezione che serve all’Italia è un salto di qualità politico, la ricerca di una nuova trama di intelligenza collettiva per guardare oltre i sondaggi del prossimo lunedì o gli indici di popolarità personale: per porsi il problema del destino dei cittadini, come singoli e come comunità, come lavoratori, imprenditori, studenti, ma anche e soprattutto come titolari di speranze, progetti, aspettative, energie che si devono mettere in moto subito, prima che sia troppo tardi, prima che diventino rassegnazione al peggio o disordinato “si salvi chi può”.
*Mara Carfagna, Forza Italia, vicepresidente della Camera