Proposta per ripartire
E’ tempo per la Lega di lotta di mollare gli ormeggi dell’opposizione e di fare il passo per un governo di salute pubblica
Condivido l’accorato appello che il direttore Claudio Cerasa ha rivolto negli scorsi giorni dalle colonne di questo giornale, agli italiani e (soprattutto) alla nostra classe politica: più che lamentarci della nostra prolungata libertà vigilata, più che soffermarsi sulle mancanze del governo, ci sarebbe un tema che meriterebbe forse di essere messo a fuoco con urgenza: la riapertura del paese. Sono d’accordo, anzi, di più: sostituisco il condizionale (ci sarebbe) con l’indicativo, il tempo della certezza: c’è il tema della riapertura del paese. Un tema da affrontare con assoluta urgenza, senza i tentennamenti che abbiamo visto nelle passate settimane (è vero eravamo all’inizio di una pandemia sconosciuta: governo perdonato), senza i timori che hanno creato confusione (e se poi sbaglio? e se poi mi attaccano? e se poi mi fanno causa? anche qui, abbiamo portato pazienza), senza le incredibili e incresciose polemiche quotidiane tra regioni e governo, tra comuni e regioni, tra comitati di quartiere e comuni, tra chi abita al quinto piano e chi al piano terra. Questo è davvero l’anticorpo che manca. Manca in quella politica che vive nel mondo astratto di Tik Tok, che rifiuta di ascoltare il mondo delle imprese (la denuncia è del presidente designato di Confindustria Carlo Bonomi), che fa gipponi mediatici annunciando non si capisce bene cosa e rimangiandosi questo “non si sa bene cosa” il giorno dopo (apertura delle chiese e non solo). A uno come me, che è salito (non sceso) in politica per provare a risolvere problemi irrisolti da decenni (con l’esperienza di chi aveva lavorato 10 anni in aziende multinazionali ad alta complessità organizzativa e gestionale), per uno come me che ha combattuto battaglie contro una classe politica di democristiani capaci, astuti e combattivi, beh, oggi un po’ mi viene da rimpiangere quei palazzi popolati da Andreotti, Zaccagnini, Scalfaro, Martelli, Zamberletti (l’inventore della Protezione civile, varesino anche lui). Gente che ho combattuto, gente che la Lega ha spazzato via, gente però che aveva la capacità e il coraggio di assumersi la responsabilità di decidere.
Ma bando all’amarcord, guardiamo a oggi. O meglio, al futuro.
Quando finirà questa pandemia? Nessuno lo sa con certezza. Ma qualunque sia il momento, l’errore fatale da evitare è di non essere pronti. Pronti per “la riapertura del paese”, come dicevo all’inizio. Per arrivare preparati a questo appuntamento fatale servono due cose: (1) una lista di interventi “pronti-via” e (2) un governo che governi.
Interventi “pronti-via” vuol dire cose che si fanno subito, senza bisogno di dipiciemme + decreti attuativi + circolari interpretative. Faccio tre proposte concrete.
Primo: abolire il codice degli appalti e far partire subito le opere pubbliche affidandole a chi governa il territorio, con zero burocrazia e massima trasparenza. E’ il “modello Genova”, che sta consentendo il miracolo della ricostruzione del ponte Morandi in tempi brevissimi.
Secondo: stanziare 20 miliardi per il turismo, affidando a un imprenditore il compito di far ripartire un settore che resta il petrolio d’Italia, con oltre 40 miliardi di fatturato nel 2019. Un settore da sempre trascurato da quasi tutti i governi recenti, affidato come delega secondaria a un sottosegretario o a un ministro che aveva altro di cui occuparsi: Beni culturali o Agricoltura (!!!).
Terzo: azzerare fino a fine 2021 imposte e tributi locali per pmi e imprese familiari manifatturiere. Non è una sanatoria, ma una “ruspa fiscale” per rimuovere le macerie del blocco di attività e fatturato e riprendere quote di mercato. Le minori entrate saranno ampiamente compensate dalla ripresa dei consumi e dal rilancio del settore manifatturiero, uno dei fiori all’occhiello dell’industria italiana.
E vengo alla seconda cosa da fare per “la riapertura del paese”: un governo che governi. Un governo di salvezza pubblica, guidato da una personalità di alto profilo (politico, non tecnico), con il sostegno e la presenza di tutti i partiti. Mai successo in Italia, ma questo è il momento di cambiare.
Domanda: Salvini accetterebbe o preferisce stare all’opposizione e continuare a chiedere elezioni politiche anticipate? Io non avrei dubbi: la Lega (di governo) ha esponenti bravi, competenti e capaci, e sarebbe in grado di ben interpretare le richieste dei ceti produttivi del nord e dell’Italia. E poi, caro Salvini, conviene anche a te: questa legislatura andrà fino al termine, e da qui al 2023 stare all’opposizione significa una lunga traversata del deserto. E se finisce l’acqua? Stay tuned.