Il ministro dell'Ambiente, Sergio Costa (foto LaPresse)

Sergio Costa, fase 2

Marianna Rizzini

Altro che emergenza Covid. Al centro dei pensieri del ministro ci sono gufi, orsi e Terra dei fuochi

Roma. Il confine tra fase 1 e fase 2, la ripartenza green e il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa – colui che fin dall’account Twitter ricorda il proprio passato da sentinella della Terra dei Fuochi (caput mundi) – che s’affaccia dai social con un’agenda parallela, a volte talmente parallela da avere l’aria di provenire da un altro pianeta. E sicuramente durante il lockdown c’era di che preoccuparsi, tra le tante cose anche delle magnifiche sorti del gufo reale rimesso in libertà (a giudicare dalla pubblicazione entusiasta di un video) e anche di quelle della povera balenottera spiaggiata all’isola d’Elba (“La Natura, in questi giorni”, ha scritto Costa, “ci sta regalando delle immagini meravigliose. Come questa balenottera. Uno spettacolo raro. I nostri mari sono la ricchezza del nostro bellissimo paese. Dobbiamo preservarli”). Maddai?, avrebbero detto in tempi meno drammatici i burloni osservatori delle peripezie politiche, ma non sono i tempi, questi. E infatti l’emergenza segnala temi che imporrebbero anche sull’Ambiente una scala di priorità, per esempio sullo smaltimento dei rifiuti infetti (aumentati a dismisura), fino al carico sulle finanze locali, con ricaschi sulla gestione del verde.

 

Come adeguare l’agenda al virus, questo è il problema, anche a costo di non avere immediato ritorno di immagine. Un ritorno di immagine che in tempi di pace, prima cioè della guerra al Covid-19, poteva ben essere assicurato al ministro e ai Cinque stelle che hanno per due volte espresso il suo nome, da battaglie di bandiera e di salvaguardia di microcosmi e specie a rischio, dai lupi in giù. Fatto sta che ci è voluto un po’ di tempo per fare sì che Costa si sintonizzasse a tutto tondo sull’“emergenza-fase 1” (e il tono faceva la musica: a pochi giorni dallo scoppio del dramma epidemiologico, il ministro lodava il cielo pulito sopra Pechino. “Quelle foto della Nasa sulla Cina sono la dimostrazione che si può ridurre l’inquinamento”, diceva il 5 marzo).

 

Arrivava poi il 22 aprile, giornata mondiale della Terra, e Costa, per quanto l’occasione potesse giustificare la solennità, pubblicava uno dei suoi post dal definitivo senso comune (anche troppo?), come quelli che gli hanno fatto guadagnare il soprannome ufficioso di “Chance il giardiniere”, dal film “Oltre il giardino” con Peters Sellers. Film in cui il protagonista diventa presidente degli Stati Uniti dicendo frasi come “prima vengono la primavera e l’estate, e poi abbiamo l’autunno e l’inverno, ma poi ritornano la primavera e l’estate” (che gli astanti interpretavano come se dietro ci fosse chissà che cosa). E dunque il 22 aprile Costa insorgeva dunque pro-pianeta, peraltro con un piccolo errore numerico: “Noi non abbiamo mai vissuto senza Terra, viceversa Lei ha vissuto milioni di anni senza di noi”. (Solo che sono miliardi: 4,5). E quando non si allarma per la fuga dell’orso soprannominato “Papillon”, per cui asserisce di avere attivato “i canali diplomatici”, Costa informa di avere allertato tutti i comandi di carabinieri (magari impegnati nei controlli causa virus) perché gli sono stati segnalati misteriosi tagli degli alberi. E quando non pubblica immagini, pure quelle misteriose (nel senso che ci si mette un po’ a capire di che cosa si tratti) sulle emissioni delle microplastiche, arriva anche a dirci, passando al privato, che sua moglie sa come riciclare le sue vecchie camicie.

 

Ma è chiaro che il cuore torna sempre a sud, dove già era attivo da ex collaboratore dell’ex ministro Alfonso Pecoraro Scanio (tanto più che ora c’è chi lo vorrebbe candidato alla regione Campania). E quindi Terra dei Fuochi appena si può, citata e rimembrata. Anche alludendo, in questi giorni, a una maxi operazione sul traffico dei rifiuti in Veneto, effettuata però “grazie ai controlli intensi che si stanno svolgendo sui roghi tossici nelle terre dei fuochi”, dove lui, Costa, già generale dei Carabinieri forestali, ne ha viste in trent’anni, scrive, “di tutti i colori”. E ogni volta è “come se fosse la prima volta” (anche se fuori il mondo intanto è finito sottosopra).

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.