Bonaccini chiede al governo di non far morire l'Italia di burocrazia
Intervista al governatore dell'Emilia Romagna: “Molti imprenditori mi raccontano che, di fronte alla montagna di divieti e vincoli, preferiscono non riaprire”
Roma. “È facile prendere gli applausi quando chiudi il paese in piena emergenza sanitaria; l’impresa è riaprire per rimettere in moto l’economia nazionale”, a parlare è il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, autore de “La destra si può battere” (Piemme ed.), il libro manifesto che dall’ultima campagna regionale delinea nuovi e più ambiziosi traguardi.
“Io sono in campo e voglio dare una mano – dichiara Bonaccini – Vivo nel presente, per il futuro si vedrà”. Nel libro lei dice di sognare una classe dirigente che sappia parlare in un bar. “Basta puzza sotto il naso, dobbiamo tornare a guardare le persone negli occhi. Quando siamo tornati in piazza a Bologna, anche grazie al contributo delle Sardine, in molti mi sconsigliavano perché temevano una piazza semivuota. L’onda della destra è ancora forte: per batterla dobbiamo costruire un centrosinistra largo e civico”.
Nel Pd in molti considerano l’attuale alleanza di governo un progetto per il futuro. “Non ci sono elezioni alle porte, e ho molto rispetto per il travaglio interno al M5s. In Emilia Romagna abbiamo vinto senza di loro: avevamo offerto un dialogo ma non si sono neppure seduti al tavolo”. Dal Mes alla regolarizzazione dei braccianti: l’esecutivo è scosso da fibrillazioni quotidiane. “È inevitabile quando un governo nasce in Parlamento dopo una campagna elettorale tra programmi contrapposti”. Nel libro lei si atteggia a leader nazionale con un avversario, Matteo Salvini. “Gli riconosco il coraggio di esser sceso in piazza quando Renzi trionfava e la Lega era al 4 per cento: c’erano più poliziotti a difenderlo dai fumogeni che sostenitori di partito”.
Con la Lega al governo i 5 Stelle dimezzavano i consensi, con il Pd riprendono quota. “I partiti di governo saranno valutati dalla capacità di dare risposte al paese, non dai voti che si contendono l’un l’altro”. Giuseppe Conte è l’uomo che può sconfiggere la destra? “Non saprei ma sarebbe un errore sottovalutarlo”. Come giudica l’azione di governo? “Buona nella fase 1, dell’emergenza sanitaria; mi auguro che sia all’altezza della sfida economica. In Emilia Romagna abbiamo varato un piano di investimenti da 14 miliardi nei prossimi tre anni. Al governo chiediamo di sbloccare le concessioni autostradali e di varare un piano di semplificazione. L’Anci chiede di nominare commissari ad hoc per velocizzare l’attività nei cantieri: un paese moderno e civile è in grado di tenere insieme il rigore nel contrasto alla mafia con la necessità di procedure più snelle”.
In Emilia Romagna dal 18 maggio bar e ristoranti accoglieranno i clienti purché distanti almeno un metro, non i due previsti dal governo. “Quelle nazionali sono indicazioni, non obblighi – prosegue Bonaccini – Da lunedì cambia l’impostazione della decretazione: fino a oggi le regioni potevano intervenire solo in senso restrittivo rispetto alle prescrizioni governative, d’ora innanzi potremo disporre misure estensive tenendo conto dell’andamento della curva epidemiologica nei singoli territori. In Emilia Romagna chiunque deve poter tornare al lavoro a patto che rispetti i protocolli di sicurezza definiti con le parti sociali”.
E se le linee guida dell’Inail fossero più severe? “Se restano indicazioni, ci impegneremo per un compromesso. Se diventano obblighi sarebbe un grosso problema. Molti imprenditori mi raccontano che, di fronte alla montagna di divieti e vincoli, preferiscono non riaprire. Non possiamo morire di burocrazia”. Il governo ci ha spiegato che in istrada dovremo mantenere la distanza di un metro, al ristorante di due, in chiesa di uno e mezzo e al mare di quattro. “Le norme annunciate per gli stabilimenti balneari non sono sostenibili, in Emilia Romagna si procederà diversamente. Quando mi hanno mostrato i divisori in plexigass per le spiagge, ho spiegato che mi sarei affidato alla genialità romagnola piuttosto che a proposte astruse. Sarebbe contraddittorio annunciare una riapertura imponendo vincoli che di fatto la impediscono. Non ci sarà la corsa ad affollare i locali: la gente è cauta perché tiene alla salute”. Dal primo giugno torneremo a muoverci tra le regioni? “Me lo auguro, è fondamentale per un settore in crisi come il turismo. Spero che possano riprendere all’aperto spettacoli musicali e teatrali, comprese le orchestre sinfoniche: con i posti numerati è ancora più agevole garantire il distanziamento. Solo il vaccino ucciderà il virus. Nell’attesa, abbiamo il dovere di riprendere a vivere con coraggio. L’Italia deve tornare a correre”.