Roma. Finita la seconda chiama, col conforto dell’aritmetica in tasca, s’è avvicinato a Nicola Morra e Paola Taverna. Due che di solito lo descrivono come qualcosa di appena meno orribile del mostro di Düsseldorf. “Visto? Senza i nostri voti Bonafede cadeva, oggi”, ha detto loro Matteo Renzi, ben sapendo che se i suoi 17 voti li avesse spostati tutti dall’altra parte, la mozione di sfiducia del centrodestra sarebbe finita con 146 sì e 144 no. E Bonafede a casa. Non l’ha fatto, dirà Renzi ai suoi senatori, “perché così dovranno riconoscerci appieno il nostro ruolo di forza di governo, decisiva per le sorti della maggioranza”.
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