Renzi e Salvini non condividono soltanto il nome, ma anche l’aver toccato il cielo con un dito, e l’aver poi perso tutto, o quasi, in una notte. Ora l’uno salva l’altro dai magistrati. E sembra un’unica favola del potere, il cui epilogo può essere Draghi
Non condividono soltanto il nome, ma anche l’aver toccato il cielo con un dito, e l’aver poi perso tutto, o quasi, in una notte, in un ingannevole tiro di dadi, un referendum e un azzardo, l’uno pensando di poter sfidare l’universo intero e l’altro certo d’avere in tasca le chiavi d’elezioni anticipate e vittoriose. L’uno era il padrone d’Italia e l’altro lo stava diventando, finché entrambi, compulsivi e dissipatori, sono stati capaci di mangiarsi in cinque minuti l’intero vaso di caramelle. Persino i loro amici, infatti, sono pronti a giurare che si piacciono, e s’assomigliano, più di quanto non sia opportuno far sapere.
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