Da sinistra Claudio Borghi, Matteo Salvini e Alberto Bagnai (foto LaPresse)

Via Borghi, ecco Bagnai

Valerio Valentini

La nuova Lega sceglie l’Italexit, come la vecchia. Salvini silura un no-Euro e ne promuove un altro. La svolta mancata

Roma. C’era una volta la Lega che voleva uscire dall’euro, e affidava dunque a un no-euro il ruolo di responsabile economico del partito. E poi c’è la Lega che dice di non ritenere più possibile l’uscita dall’euro, e che dunque cambia il responsabile economico del partito nominando... un no-euro. Sì, la svolta a quanto pare sta tutta qui: nell’avvicendamento, a capo del dipartimento Economia del Carroccio, di un alfiere dell’Italexit con la sua controfigura in gilet e cravatta. Via Claudio Borghi, arriva Alberto Bagnai.

 

Manca solo l’ufficialità, ma la decisione è presa: il nuovo ruolo di “coordinatore” economico, rimasto vacante per oltre quattro mesi, è stato assegnato all’attuale presidente della commissione Finanze del Senato. Una scelta che non ha mancato di alimentare i malumori dentro alla Lega, specie tra quanti invocano un cambio di strategia, in politica economica, che certo Bagnai non potrà garantire. Perché il senatore fiorentino vanta, è vero, un carattere più affabile e meno irruento del suo omologo Borghi, una prudenza nelle mosse di Palazzo che spesso lo rende perfino fastidioso nelle sue continue richieste di conferma ai capi (“Questo lo posso dire?”, “Questo lo posso fare?”), vanta senz’altro qualche buona lettura in più rispetto al deputato di Como, ma la sua natura resta la stessa: un teorico dell’uscita dall’euro, del ritorno alla sovranità monetaria come unica via di salvezza per l’Italia. E anzi, quanto alla folgorazione di Salvini sulla via della lira, Bagnai può senz’altro rivendicare una sorta di somma paternità: perché se Borghi riconosce di essere uno che “se non era per Salvini io predicherei al circolo delle bocce”, Bagnai è stato colui che a Salvini ha mostrato la luce: “Il suo libro sul Tramonto dell’euro - ha detto più volte il segretario della Lega - è stato per me una rivelazione”. Vanto di cui, evidentemente, non possono fregiarsi esponenti di vecchia esperienza e lunga militanza nel Carroccio, che pure hanno ricoperto incarichi di governo: e così, nella riorganizzazione interna del partito, né il veneto Massimo Bitonci, né il lumbàrd Massimo Garavaglia, ottengono un incarico di prim’ordine in campo economico.

 

Cosa, che, ovviamente, ha suscitato qualche malcontento, se è vero che per Garavaglia, già viceministro dell’Economia nell’esecutivo gialloverde, si starebbe pensando un ricollocamento come responsabile degli Enti locali. Che la promozione di Bagnai sia stata travagliata, del resto, lo dimostrano i quattro mesi di stallo che hanno preceduto la nomina: Salvini voleva ridimensionare il ruolo di Borghi, ma al contempo non poteva inimicarsi gli umori del suo elettorato anti-euro. E dunque, dopo tanto rimuginare, ha optato per Bagnai. Anche perché, dopo la nomina degli apprezzati Nicola Molteni al dipartimento Interni e di Guido Guidesi alle Attività produttive, piazzare Garavaglia all’Economia avrebbe dato troppa consistenza a quell’ala del partito che si dice sia più vicina a Giancarlo Giorgetti, il quale per sé si è tenuto il dipartimento Esteri. E a proposito: va detto che, dopo le sbandate filorusse e la promozione come sottosegretario gialloverde al Mise, in quota Lega, di Michele Geraci, il “mr China” che ha promosso la Via della Seta, la volontà di ridefinire la proprio politica in senso filoatlantico s’è concretizzata, proprio sotto l’impulso di Giorgetti, in una virata brusca e decisa verso Washington: quando vuole davvero “cambiare”, dunque, Salvini lo fa. Sull’euro, questo non è accaduto. Né evidentemente accadrà, con la promozione di Bagnai, uno che anzi, nella fase di governo della Lega ha sempre alluso a una sorta di strategia occulta che lui, insieme a Borghi, portava avanti per arrivare in gran segreto all’Eurexit. E per questo, agli elettori che li spronavano a essere più espliciti, loro predicavano cautela: non bisognava essere “tuttosubitisti” (volere, cioè, tutto e subito), non bisognava “bruciarsi come quel venduto di Varoufakis”: no, bisognava fare “come i greci dentro al cavallo di Troia”. Né le posizioni di Bagnai si sono moderate da quando il Carroccio è all’opposizione. Anzi, a metà marzo, sul suo blog, ha invitato la presidente della Bce, Christine Lagarde, a darsi alla prostituzione. Il 24 marzo, poi, annunciava trionfalmente, di fronte al ministro Gualtieri, una proposta di legge della Lega per rimuovere il pareggio di Bilancio dalla Costituzione, proprio mentre nell’Aula della Camera, in quegli stessi giorni, Giorgetti si alzava per rivendicare orgogliosamente quella norma, introdotta attraverso una legge di cui lui fu relatore nel 2012. “Per l’Italia - ha spiegato Giorgetti il 14 maggio scorso al Wall Street Journal - la possibilità di lasciare l’euro non esiste nella pratica”. Chissà se il suo nuovo responsabile economico la pensa allo stesso modo.