Protesta ambientalista in Romania (LaPresse)

Che tristi tropici!

Giulio Meotti

“L’uomo è il virus e il capitalismo un’epidemia”. Gli antropologi francesi eredi di Lévi-Strauss

Roma. We are the virus, recita l’adagio ambientalista hard e non da ora. L’uomo è il più grande patogeno che con il consumismo, il capitalismo e la CO2 devasta la Terra. Una ideologia misantropica che abbonda sulla bocca di schiere di militanti ecologisti, teorici della decrescita e persino di virologi che chiedono di “farci perdonare dalla natura”. Di grandi blasoni accademici, tuttavia, ne ha avuti pochi. Il Monde ne ha appena trovato uno mica male.

 

Si tratta di Philippe Descola, il celebre antropologo francese che fu allievo di Claude Lévi-Strauss, che dopo le esperienze in Amazzonia divenne con i suoi “Tristi tropici” il critico più appassionato dei pregiudizi colonialistici ed etnocentrici occidentali. Descola ha anche ereditato da Lévi-Strauss la famosa cattedra al Collège de France.

 

Descola vede il coronavirus come “un reagente” che condensa alcune caratteristiche del “sistema che governa il mondo attuale”, ovvero il capitalismo. “Un virus è un parassita che si replica a spese del suo ospite, talvolta fino a ucciderlo”, spiega Descola. “Questo è quello che il capitalismo fa con la Terra dall’inizio della rivoluzione industriale, senza rendersene conto per molto tempo. Adesso lo sappiamo, ma sembra che abbiamo paura del rimedio, che noi conosciamo bene, vale a dire uno sconvolgimento delle nostre abitudini di vita. Il capitalismo è nato in Europa, ma non è definibile etnicamente. E continua a propagarsi come un’epidemia, solo che non uccide direttamente quelli che lo praticano, ma le condizioni di vita di tutti gli abitanti della Terra. Noi siamo diventati dei virus per il pianeta”.

 

Quale soluzione prospetta il grande antropologo? Un massiccio piano di comunismo verde: “Instaurazione di un reddito di base, sviluppo di rappresentanze di cittadini tirati a sorte, imposta ecologica universale proporzionale all’impronta del carbonio, tassazione dei costi ecologici della produzione e del trasporto di beni e servizi, sviluppo dell'attribuzione della personalità giuridica alle varie forme di vita”.

 

Descola non è solo. Sempre sul Monde, l’antropologo francese Bruno Latour scrive che “l’agente patogeno la cui terribile virulenza ha modificato le condizioni di esistenza di tutti gli abitanti del pianeta, non è affatto il virus, sono gli esseri umani!”. Non è da meno Frédéric Keck, direttore del Laboratorio di Antropologia sociale, che sul Monde spiega che la colpa del coronavirus è della “visione giudeo-cristiana che comporta la distruzione dei viventi offerti a un Dio trascendente”.

 

Con centomila persone tratte dalla povertà estrema ogni giorno da trent’anni, il capitalismo occidentale è un virus che ha salvato e migliorato la vita degli esseri umani. Chissà che ne avrebbe pensato Lévi-Strauss, che nel 1985 rilasciò un’intervista in cui era nitidissima ormai la sua visione apologetica dell’occidente: “Ho cominciato a riflettere in un’epoca in cui la nostra cultura aggrediva altre culture e a quel tempo mi sono eretto a loro difensore e testimone. Oggi ho l’impressione che il movimento si sia invertito e che la nostra cultura sia finita sulla difensiva di fronte a minacce esterne. E di colpo mi sono ritrovato a essere un difensore etnologico e fermamente deciso della mia stessa cultura”.

  

Il padre fondatore della moderna antropologia era arrivato a rigettare l’espiazione antioccidentale della sua stessa disciplina, che avrebbe ripreso vigore con epigoni come Descola. Sarebbe stato un altro Strauss, Leo, a riassumere il paradosso di questo relativismo in una semplice formula: “Se tutto si equivale, allora l’antropofagia è solo una questione di gusti”.

  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.