Perché il caso Parisi rischia di diventare presto il caso Fraccaro
Come mai un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, che tra le sue deleghe non ne ha alcuna che riguardi il Lavoro, si è mobilitato per richiedere un parere sul doppio incarico del presidente dell’Anpal?
Roma. Ci sta che abbia davvero ragione chi, tra il ministero del Lavoro e Palazzo Chigi, va ripetendo che “su Mimmo Parisi c’è la protezione di Rocco Casalino”, e che dunque è così che si spiegano le stranezze intorno alla vicenda che coinvolge il presidente dell’Anpal. E però queste stranezze sono tante e tali che pure bisogna metterle in fila, almeno le principali, per provare a capire come mai il professore venuto dal Mississippi possa restare alla guida dell’Agenzia nazionale delle politiche attive nonostante lo stesso ministero da cui dipende, quello del Lavoro, lo ritenga di fatto inadeguato a quel ruolo. E la prima stranezza riguarda il ruolo che Riccardo Fraccaro gioca in questa partita.
E’ infatti proprio il sottosegretario grillino alla presidenza del Consiglio a richiedere al Dagl, ovvero al Dipartimento per gli affari giuridici e legali di Palazzo Chigi, un parere sulla compatibilità dell’incarico di Parisi alla presidenza dell’Anpal con quello che lo stesso Parisi ricopre presso la Mississippi State University. Lo statuto dell’Agenzia, infatti, dice chiaramente che il ruolo di presidente è “incompatibile con altri rapporti di lavoro subordinato pubblico o privato, nonché con qualsiasi altra attività di lavoro autonomo, anche occasionale, che possa entrare in conflitto con gli scopi e i compiti dell’Anpal”. Ora, a tirare in ballo Fraccaro è lo stesso Parisi, in un documento ufficiale inviato al capo di gabinetto del ministro del Lavoro, la grillina Nunzia Catalfo, il 15 aprile scorso. Ebbene: come mai un sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, che tra le sue deleghe non ne ha alcuna che riguardi il Lavoro, si mobilita per richiedere al Dagl un parere? E a chi, formalmente, Fraccaro rende il parere prodotto dal Dagl? Non certo al ministero del Lavoro, sembra di poter dire, visto che è lo stesso Parisi a inoltrare quel parere al capo di gabinetto della Catalfo. E’ un parere che Fraccaro invia direttamente a Parisi? E sulla base di quale dinamica istituzionale?
E qui veniamo a un’altra stranezza: e cioè a un apparente conflitto tra il Dagl e il ministero del Lavoro. Sì, perché a interrogarsi sulla compatibilità del doppio incarico di Parisi, in servizio all’Università del Mississippi e presidente dell’Anpal, sono entrambi gli enti governativi. Al Foglio risulta infatti che una prima richiesta di parere sia arrivata da parte della presidenza del Consiglio già nell’ultima settimana di febbraio (quella, per capirci, in cui fu dichiarato il lockdown degli undici comuni del nord Italia). Ma nel frattempo anche il ministero decide di condurre una sua indagine sul tema: è al ministero del Lavoro, infatti, che Parisi fornisce una sorta di autocertificazione in cui definisce il suo incarico presso la Mississippi State University come “Senior advisor for european development”. Dichiarazione che la Catalfo non deve ritenere esaustiva, visto che il 7 aprile chiede chiarimenti direttamente all’ateneo americano. Ora: come mai il ministero del Lavoro prosegue con tanta diligenza nelle sue verifiche se nel frattempo Palazzo Chigi sta esprimendo il suo parere al riguardo? In ogni caso, l’8 aprile la Mississippi State University risponde alla Catalfo, definendo Parisi come un suo “employed” part-time: il che appare incompatibile, a norma di statuto dell’Anpal, con la presidenza dell’agenzia stessa.
Ma non basta. Perché Parisi non ci sta e a quel punto avvia una sua personale indagine. Su se stesso. E così il 14 aprile scrive una mail al magistrato Mauro Oliviero, consigliere delegato della sezione controllo della Corte dei Conti. “Dovendo riferire al ministro del Lavoro - si legge nella mail - desidero chiederle (...) se la mia posizione di docente universitario alla Mississippi State University sia compatibile” con l’incarico di presidente di Anpal. Passano poche ore e, in quello stesso 14 aprile, con straordinaria solerzia Oliviero risponde a Parisi che, i due incarichi non risultano incompatibili tra loro. Ci chiediamo: come mai Parisi chiede autonomamente, via mail, un parere di questo genere? E che valore può avere un parere espresso via mail da un magistrato della Corte dei Conti rispetto a quelli prodotti dal Dagl e dal ministero del Lavoro? Come che sia, l’indomani, il 15 aprile, Parisi include la mail di Olivero e il parere del Dagl, che dunque nel frattempo è stato redatto, in una risposta che inoltra al capo di gabinetto della Catalfo.
Tutto normale? Tutto secondo prassi? Per sciogliere questi dubbi, il Foglio ha fatto una richiesta di accesso agli atti, il 7 maggio scorso, per potere ottenere ufficialmente il parere del Dagl. Attendiamo ancora riscontri. Abbiamo anche provato a contattare il sottosegretario Fraccaro e il suo staff. Invano, finora.