Che cosa significa davvero il sequestro della sede occupata da Casapound
La via più efficace per lo sgombero sembra essersi rivelata quella penale. Ma mancano ancora diversi passaggi. Intanto il movimento neofascista ha occupato un immobile dell'Aeronautica militare a Ostia
"Su di noi l'amore è una favola, su di noi...". Goliardia di destra. La Procura di Roma ha disposto il sequestro preventivo, preludio dello sgombero. A via Napoleone III, dal palazzo al civico 8 dove fino all'anno scorso campeggiava lo scrittone marmoreo "CasaPound", ed oggi ne è rimasta solo la sagoma, mentre i cronisti attendono, dalle casse piazzate sulle finestre Pupo canta a tutto volume. A dir la verità, c'è spazio anche per i Police, Phili Collins, Franco Califano, ma il senso è quello: una replica musicale, un post moderno "me ne frego". La notizia dello sgombero però rimane sospesa. In mattinata si diffonde che la cosa potrebbe avvenire subito, un blitz lampo per liquidare in poche ore l'occupazione abitativa di destra più famosa e longeva d'Italia. Dentro l'edificio abitano, dal 2003, 18 famiglie, circa 80 persone.
L'indiscrezione dello sgombero imminente è stata annunciata ieri non da una persona a caso, ma direttamente dal viceministro dell'Economia, la grillina Laura Castelli, che su Twitter citando Virginia Raggi ha scritto: "Ho appena saputo che è stato ordinato lo sgombero da Via Napoleone III a CasaPound. Ci lavoriamo da tanto, finalmente si ristabilisce la legalità". Subito, sempre via social, il commento della prima cittadina: "È un momento storico, una vittoria per la città".
Il Mef - attraverso l'agenzia del Demanio - è proprietario dell'immobile, la notizia data dal viceministro, insomma, sembra attendibile. In mattinata, però, dalla procura fanno sapere che il Gip non ha disposto alcuno sgombero, ma semplicemente accolto richiesta del sostituto procuratore Eugenio Albamonte di sequestro preventivo dello stabile. Dopo un esposto del Mef, il pm indaga per occupazione abusiva. Tra gli indagati figurano i leader del movimento Gianluca Iannone, Andrea Antonini e Simone Di Stefano. È nell'ambito di questa inchiesta che si inserisce la richiesta di sequestro che comunque avrà probabilmente lo stesso esito di un'ordinanza di sgombero: liberare il palazzo.
Della cosa Virginia Raggi ha fatto una battaglia personale. L'anno scorso è venuta personalmente a notificare ai corpulenti e barbuti fascisti del III millennio un atto della polizia locale che disponeva l'irregolarità della scritta di marmo con tanto di multa ed obbligo di rimozione. Per quello di "CasaPound" rimane oggi solo la sagoma. Ma tra la volontà e la fattibilità dello sgombero, gli ostacoli sono tanti. Il primo è che l'immobile è appunto dell'Agenzia del demanio e non del Campidoglio. Per questo periodicamente Raggi ha scritto al ministero e trovato nella viceministro Laura Castelli la giusta sponda. Su impulso del Campidoglio il Mef ha avviato una procedura amministrativa sulla quale CasaPound ha presentato ricorso. Il contenzioso è arrivato oggi in Consiglio di stato. Parallelamente, anche la procura della Corte dei Conti ha aperto un'indagine per danno erariale, stimato in 4,3 milioni.
La via più efficace per lo sgombero però sembra essersi rivelata quella penale. Ma allo sgombero mancano in realtà ancora diversi passaggi. Il primo è la notifica dell'ordinanza di sequestro agli occupanti, ma anche questa non è arrivata oggi. L'atto non sarà notificato prima di martedì, fanno sapere dalla procura. Solo dopo la notifica l'immobile passerà nella disponibilità del Tribunale, costringendo gli occupanti a uscire. Solo se questo non accadesse (e sarebbe un ulteriore reato) potrebbe essere necessario l'intervento della forza pubblica. Non bisogna dimenticare, però, che con l'emergenza coronavirus gli sgomberi sono stati bloccati fino a settembre.
Nelle scorse settimane, intanto, con grande facilità i militanti del movimento neofascista hanno occupato un immobile dell'Aeronautica militare a Ostia, in via delle Baleniere. Sono ex caserme militari, uno spazio molto, molto grande dove si sono trasferite già diverse famiglie, molti pensano che adesso anche le 18 che vivono a via Napoleone III possano spostarsi lì. Insomma, dopo 17 anni all'Esquilino, Ostia potrebbe diventare nuovo quartier generale del movimento neofascista che qui è stato accusato di vicinanza con la famiglia Casamonica. Il leader locale Luca Marsella è stato spesso fotografato con Roberto Spada, quello della testata in diretta al giornalista Rai, condannato per quel gesto a sei anni dalla Cassazione (con la'aggravante del metodo mafioso) e a settembre condannato in primo grado all'ergastolo per omicidio e associazione a delinquere di stampo mafioso.
Si vedrà. In tanto per difendere via Napoleone III CasaPound dalla sua pagina Facebook (recentemente riaperta grazie a una sentenza dopo che il social l'aveva bannata) invita alle 17.30 sotto la sede dell'Esquilino "amici, rappresentati delle istituzioni e del mondo della cultura" che vogliono portare "solidarietà a CasaPound dopo gli ultimo attacchi strumentali".