Marzo 2016, un'immagine delle primarie del centrosinistra per scegliere il candidato sindaco. Vincerà Roberto Giachetti poi sconfitto da Virginia Raggi nella sfida per il Campidoglio (foto LaPresse)

Gazebo a Roma!

Marianna Rizzini

“Facciamo subito le primarie, caro Pd”. Il radicale Magi si lancia e ci dice perché si candida contro Raggi

Roma. “Tra un anno si vota a Roma, ma non se parla. E’ come se queste elezioni non ci fossero”, dice Riccardo Magi, deputato radicale di +Europa pronto a candidarsi a primarie di coalizione del centrosinistra per la corsa a sindaco del 2021, “a patto che siano primarie vere e non indette all'ultimo momento per incoronare un nome calato dall'alto”. A Roma è nato e cresciuto, Magi, e a Roma ha cominciato a impegnarsi politicamente in prima persona. Nel 2018 è stato tra i promotori del cosiddetto “referendum Atac”, referendum consultivo per la messa gara del servizio pubblico, cosa diversa dalla “privatizzazione”, parola usata come spauracchio dagli oppositori (compresi quelli di area Raggi). Di liberalizzazione invece si trattava: la scelta di percorsi e tariffe sarebbe rimasta al Comune, mentre il servizio sarebbe stato gestito dal soggetto pubblico o privato vincitore dell’appalto. E, qualche mese fa, il Tar del Lazio ha dato un’amara soddisfazione ex post a chi, all'interno del 16,74 per cento di votanti (c'erano state allora molte polemiche sulla mancata campagna di informazione), aveva scelto il “sì” (74 per cento), sentendosi però dire soltanto “avete fallito” e “non avete raggiunto il quorum”: non serviva il quorum, è stato il responso del Tar, e l'amministrazione capitolina avrebbe dovuto promulgare i risultati.

 

“E pensare che pochi giorni fa Raggi ha affidato alcune linee bus di potenziamento a privati, ma senza gara”, dice Magi. La sua discesa in campo nasce dall'osservazione diretta di “tre esperienze amministrative disastrose: quella di Gianni Alemanno, con un centrodestra che oggi cerca di presentarsi rinnovato, salvinian-meloniano, ma con la stessa classe dirigente. Quella del Pd che ha eliminato dalla scena il proprio sindaco Ignazio Marino via notaio, provocando una grave lacerazione nel proprio elettorato. Infine quella a Cinque Stelle, con Virginia Raggi: un disastro che è sotto gli occhi di tutti”. E però, nonostante il disastro, l’idea del “Raggi bis” non tenta soltanto una parte dei Cinque stelle (spaccati sul tema). Sottotraccia, infatti, c’è chi vede l'ipotesi, in mancanza di altri nomi forti, come male minore. Fatto sta che il poco tempo a disposizione, a questo punto, richiede una presa di posizione, passando per “primarie dello schieramento progressista che aiutino a mettere a fuoco prima di tutto un piano d'azione”, dice Magi: “Roma ha attraversato e sta attraversando una crisi strutturale, aggravata dall'emergenza Covid-19. Ci sono centinaia di saracinesche abbassate, ci sono lavoratori e commercianti che lamentano di essere stati abbandonati dal Campidoglio. Già prima del Coronavirus, si poteva osservare uno slittamento dell’economia locale verso quella di una città da turismo mordi e fuggi, con sofferenza enorme nel tessuto produttivo e imprenditoriale, per via dell'incapacità di attrarre investimenti. A differenza delle altre grandi capitali europee, a Roma si è dovuto assistere alla fuga di capitali. Ora la crisi è anche sociale”. Si ricordano le discussioni attorno a Virginia Raggi riluttante rispetto alla partecipazione al “tavolo Calenda”, dal nome dell'allora ministro dello Sviluppo, con corollario di polemiche su fondi stanziati e progetti saltati. “I problemi sono gli stessi”, dice Magi, “ma sembra che nessuno voglia davvero aprire il dibattito: dei trasporti si è detto, sui rifiuti ci si accapiglia senza affrontare il tema di un vero piano industriale, lo statuto di Roma Capitale è inadeguato. Ma il vero rischio è che si facciano ricadere gli schemi politici nazionali su Roma, sacrificando il dibattito sul futuro della città alla ricerca di nomi apparentemente strategici, mentre tutto il resto è palude. Roma può rilanciarsi come città di un turismo a prova di Covid, può migliorare i disservizi con un sistema integrato a livello di big data nell’amministrazione capitolina e può avvalersi dell’aiuto di una miriade di realtà del terzo settore, valorizzandole. Io sono pronto a impegnarmi, ma sulla base di primarie con regole e tempi chiari, e con un dibattito vero”.

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.