Via i decreti sicurezza
Parla il viceministro dell’Interno Mauri.“Ripristineremo gli Sprar. Di Maio? Se cambia idea è intelligente”
Roma. Quella del buttare la palla in tribuna è un’ipotesi che no, Matteo Mauri non vuole neppure contemplare. “Anche perché, con gli spalti vuoti a causa del Covid – dice il viceministro dell’Interno, Pd sponda milanese – rischiamo che il pallone non torni in campo”. E invece la partita sulla modifica dei decreti Sicurezza, la svolta sulle politiche dell’accoglienza, “il Pd e la sinistra deve giocarsela fino in fondo. Nel lungo periodo c’è da rivedere totalmente la Bossi-Fini, e in tempi più rapidi, bisogna tornare al sistema Sprar”.
Eppure il M5s dice che è meglio rimandare tutto all’autunno, ché a cambiarli ora, quei decreti, si finisce col fare un favore a Salvini. “E’ il contrario”, ribatte Mauri. “Non si può lasciare il monopolio del dibattito sull’immigrazione alla destra. Ma dei suoi valori la sinistra deve essere convinta, se si vuole risultare convincente agli occhi della gente”. E dunque non basterà lavorare di cesello, sulle brutture salviniane. “Dobbiamo accogliere subito i rilievi fatti dal Quirinale, certo, ma non possiamo limitarci a quello. L’iniziativa politica spetta a noi, e dobbiamo esercitarla per cambiare paradigma su integrazione e accoglienza. Il Pd questa battaglia la combatte per questioni ideali, com’è giusto, ma anche per risolvere i problemi reali che quei decreti Salvini hanno creato. Hanno ridotto le forme d’integrazione, hanno di fatto generato almeno 30 mila irregolari in più”.
E va bene. Ma nel concreto, come si modificano quei decreti? “Il ministro Lamorgese ha prodotto un buon testo di riforma. Si reintroduce la protezione umanitaria per le persone che nei loro paesi corrono rischio di trattamenti inumani e degradanti; si ritorna all’iscrizione all’anagrafe comunale dei richiedenti asilo; si riduce da 180 a 90 giorni il periodo massimo di trattenimento dei migranti all’interno dei Centri di permanenza per il rimpatrio (Cpr). E poi l’azzeramento delle sanzioni amministrative per le navi che salvano vite in mare e l’estensione delle tutele del programma di asilo “Siproimi” anche ai genitori di bambini minorenni. Tutte proposte che noi del Pd sosteniamo convintamente. Chiedendo anche un ulteriore passo in avanti: e cioè il ritorno al sistema degli Sprar, un modello di accoglienza e di integrazione gestita in maniera diffusa sul territorio, con strutture piccole gestite dai comuni. Salvini aveva smantellato scientificamente questa rete, optando per la gestione emergenziale dei Cas, peraltro sottofinanziati”.
Ma il M5s è d’accordo, su queste riforme? “Nella riunione di giovedì al Viminale hanno espresso delle contrarietà. Noi rispettiamo il dibattito interno a tutti i partiti, e sappiamo d’altronde che questo è un governo di coalizione nato in modo anomalo. Ma è pur sempre un governo di segno opposto a quello che ha approvato quei decreti ‘Sicurezza’, voluti da Salvini e sostenuti non senza travaglio dal M5s”. Che, però, rivendica spesso la sua fermezza su quei temi: Di Maio si vanta d’essere stato il primo a condannare i “taxi del mare”. “Cambiare idea è sintomo d’intelligenza”.
Sta di fatto che Zingaretti pose la priorità dello ius culturae a dicembre del 2019. Che ne è stato? “E’ rimasta una battaglia in cui crediamo, ma che non si può esaurire in questo dibattito sui decreti di Salvini. C’è bisogno di un’iniziativa più ambiziosa, che valorizzi il ruolo del Parlamento dov’è già stata depositata una proposta di legge, e che dovrà portare al superamento della Bossi-Fini, una legge anacronistica e del tutto inadeguata a gestire un fenomeno, come quello delle migrazioni, che è ormai strutturale e non più episodico”.