Fermare lo sciacallaggio su Atlantia è compito del Pd. Che si aspetta?
Un comportamento spregiudicato e grossolano sta creando un grave precedente per il nostro stato di diritto. Se ne può uscire
Ciò che stiamo vedendo sulla vicenda Atlantia e la sua controllata Aspi non ha precedenti nella storia repubblicana. La sconvolgente singolarità di questa vicenda è tutta sul piano giuridico ed economico e testimonia la disarticolazione di uno stato che non protegge né diritti né doveri. Dopo il drammatico crollo del ponte Morandi e il dolore per le 43 vittime, la procura di Genova ha iniziato un’inchiesta dettagliata e approfondita per comprendere se vi siano responsabilità del concessionario e/o del concedente. In attesa delle decisioni prima degli inquirenti e poi dei collegi giudicanti, si è innescato un processo di piazza che invoca la immediata revoca della concessione. Una misura singolare perché si trasferirebbero eventuali responsabilità dei manager non ancora accertate sugli azionisti piccoli e grandi, nazionali e internazionali della società concessionaria con un automatismo che non si addice a uno stato di diritto. Ciò nonostante avremmo capito, anche non condividendola, una revoca che peraltro avrebbe aperto un lungo contenzioso alla fine del quale lo stato avrebbe corso rischi notevoli sul piano finanziario. In aggiunta lo stato avrebbe colpito a morte uno dei pochi player italiani con respiro internazionale che in poco più di dieci anni si è internazionalizzato al punto tale che nel 2007 la spagnola Abertis voleva comprare Atlantia mentre oggi è accaduto il contrario. Ciò nonostante una revoca, pur essendo un errore, si poteva capire. Ciò che invece non si capisce e fa gridare allo scandalo è il comportamento tenuto dai due governi in questi anni. Sempre con la pistola sul tavolo di una possibile revoca che a convenzione vigente avrebbe costretto lo stato a sborsare intorno ai 20 miliardi di euro di risarcimento, il governo ha imboccato una strada che ricorda comportamenti indifendibili utilizzati da gruppi di potere di dubbia trasparenza. Per accentuare la minaccia della revoca il governo ha fatto approvare con la fiducia l’articolo 35 della legge Mille proroghe che riduce di colpo la convenzione fissata da un’altra legge approvata sempre dal centrosinistra riducendo così l’eventuale risarcimento da dare ad Atlantia in caso di revoca. Tale norma ha determinato in tempo reale una perdita di valore del titolo di oltre il 25 per cento colpendo migliaia di piccoli risparmiatori e rendendo di fatto non più bancabile la società Atlantia bloccandone così gli investimenti, peraltro tutti estremamente necessari. Ma la tragica farsa mica è finita! Dopo aver modificato una convenzione prevista da una legge e ridotto così il valore della società concessionaria, ecco che il governo propone di comprare a prezzo vile la quota di maggioranza della società concessionaria.
Mettete in fila le seguenti decisioni:
a) la riduzione per legge del valore della concessionaria;
b) lo strangolamento finanziario prima con il blocco della linea di credito della Cassa depositi e prestiti e poi negando l’accesso ai finanziamenti previsti dal decreto liquidità;
c) la proposta di acquisire a prezzo vile la maggioranza della società, fanno emergere comportamenti fin troppo noti a tutti e che appaiono addirittura finalizzati a qualcosa di diverso dall’esproprio di cui il governo sarà prima o poi chiamato a rispondere sul piano personale.
Noi speriamo che la società Atlantia vada avanti e ritenga avvenuta la risoluzione di diritto della convenzione perché è sempre più difficile interloquire con uno stato che ha smarrito non solo il buon senso ma ogni cultura giuridica ed economica. Un comportamento così spregiudicato, violento e grossolano lo si può comprendere in quei partiti che non hanno dietro di sé né cultura né esperienza ma diventa incomprensibile in un partito come quello democratico che si ritiene erede delle grandi culture politiche della Repubblica. A questo partito vorremmo ricordare un episodio. Quando nel 1976 nessuno voleva governare con la Dc, tutti, però, vollero che la Dc governasse anche da sola perché essa rappresentava la garanzia della democrazia repubblicana e dell’intero sistema politico e per tre lunghi anni governò il monocolore democristiano con Andreotti. Quel ruolo oggi dovrebbe esercitarlo il Pd ma è lontanissimo da quello standing culturale e politico necessario per essere riconosciuto da tutti come il perno della nostra declinante democrazia parlamentare, e la vicenda Atlantia purtroppo lo dimostra in tutta la sua evidenza.