La mancata presenza, sulla prima pagina di Repubblica di ieri, di un titolo, un qualsiasi occhiello, persino uno strillo, riferito a un audio “rubato” (Lopapa) a un magistrato; la mancata menzione, sulla prima pagina dei giustizieri di Largo Fochetti, di una notizia giudiziaria riguardante Silvio Berlusconi, aveva quasi il sapore di un cambio di rotta, di una riforma grafica, per il giornale che per vent’anni ha fatto delle intercettazioni e delle propalazioni e delle “dieci domande” il suo bazooka. Tanto più che la notizia era, a suo modo, ghiotta nel paese della giudiziaria intesa come categoria dello spirito: il magistrato Amedeo Franco, relatore in Cassazione nel processo Mediaset che condannò in via definitiva il Cav., dice che “fu un plotone di esecuzione”. Poi si passa a pagina 11 (undici) e – che sia un’altra riforma grafica? – a tener su il morale del lettore non sono i titoli e gli articoli, ma la vignetta della facente funzioni ElleKappa: “Nel 2013 Berlusconi condannato per una grave anomalia della sentenza - Non è riuscito a comprarsela”. Perché nel calembour della satira è ammesso dire il contrario dei fatti, e non si paga pegno.
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