L’unità (nel partito) e la stabilità (al governo), prima di tutto e a ogni costo. Dario Franceschini, Andrea Orlando e Nicola Zingaretti, con una serie di interviste, dichiarazioni e telefonate in privato, hanno riconfermato quel patto di sangue tra le correnti del Pd che a marzo del 2019 aveva portato all’elezione a segretario proprio di Zingaretti, il federatore delle correnti, l’uomo la cui qualità, insieme politica e umana, risiede da sempre, dai tempi della Fgci e dei calzoni corti, in un’inesausta capacità di mediazione, l’uomo considerato necessario dopo i traumi e le scissioni, dopo l’addio di Bersani e di Renzi.
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