Che all’idea non sia pregiudizialmente ostile, anzi tutt’altro, lo dimostra il fatto che perfino nella sua città natale, in quel feudo che è diventato piccolo epicentro della politica italiana, Luigi Di Maio abbia deciso che sì, è il caso di provare ad allestire un accordo col Pd. Ed è così che il ministro degli Esteri, in vista delle comunali d’autunno nella sua natia Pomigliano d’Arco, ha dato mandato al suo fedelissimo, quel Dario De Falco già suo compagno di scuola e dunque promosso consigliere a Palazzo Chigi, di trattare coi dem. Negoziato complicato, ammettono nel quartier generale del Pd napoletano, dove comunque ammettono che una trama la si sta imbastendo: “Ma per noi un’intesa la si può trovare solo su un candidato civico. Se loro insistono su un nome del M5s, non se ne fa nulla”. L’idea circola da tempo, stando a quanto si ricava dalle chat dei parlamentari grillini in terra di Campania: almeno da fine giugno, quando il M5s di Pomigliano ha diramato un appello “a tutte le realtà civiche e le forze politiche sane per costruire un programma e una squadra di governo”. E magari per porre fine al regno imperituro del vecchio Lello Russo, politico d’antica forgia socialista, poi transitato in Forza Italia, al sesto mandato da sindaco.
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