Pedro Sánchez è un primo ministro capace di dire che per disciplina, resistenza e spirito di vittoria Spagna e Italia hanno fatto fronte alla pandemia in modo titanico; è capace di parlare con orgoglio di imprese salvate, licenziamenti evitati, sostegni a milioni di salariati e autonomi; valuta il Fondo Comune di Bruxelles e le altre misure per mille miliardi una svolta paragonabile alla nascita della Comunità europea, alla caduta del muro di Berlino, alla moneta unica; vuole agire con l’Italia la Francia la Germania e gli altri per un interesse comune europeo fatto di trasferimenti, debito condiviso, welfare e rilancio in grande della sanità pubblica, strumento decisivo; giudica miope un’opposizione che nell’emergenza punta alla caduta del governo, infattibili i governissimi, solide le maggioranze bizzarre (quella italiana e quella tra il Psoe e Podemos); incita a tornare a vivere dopo la grande prova, aggrappandosi alle radici del coraggio dei popoli e nella visione degli Stati Uniti d’Europa. L’intervista a Aldo Cazzullo del Corriere dovrebbe essere stampata su pergamena e acclusa come dossier urgente e importante a tutte le caselle postali dei ministri e dei capi-partito qui da noi, dove al posto di legittime rivendicazioni all’altezza di quanto è successo si sentono scricchiolii politicisti, spifferi, dichiarazioncine buone per alimentare scemenze retroscenistiche, battutine e personalismi da emiciclo emiplegico con le sue flaccidità, in un brivido continuo di neoscandalismo e di diffidenza reciproca.
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