"Ma che c'entra Berlusconi con noi?". Parla D'Uva (M5s)
L'ex capogruppo grillino sull'apertura di Prodi al Cav: "Fare entrare FI in maggioranza ci condannerebbe alla paralisi. Abbiamo valori incompatibili. Il Mes? Sui numeri al Senato non sono eccessivamente preoccupato"
A metà della conversazione Francesco D'Uva si ferma, e ci tiene a precisare. "Neppure per noi del M5s è questione di tabù. Ma è proprio perché voglio essere pragmatico, che mi chiedo: cosa c'entra Berlusconi con noi?". E insomma a sentire parlare il deputato siciliano, già capogruppo dei grillini ai tempi del governo gialloverde e poi promosso questore in era giallorossa, si capisce subito che no, per il M5s l'appello che Romani Prodi ha lanciato da Bologna è destinato a cadere nel vuoto. O, in alternativa, a provocare sconquassi. "Prodi dice che non deve esserci un tabù nei confronti di Forza Italia", spiega D'Uva. "D'accordo: ma davvero il nostro programma di governo, il nostro orizzonte, è compatibile con quello dei berlusconiani?".
Già dire di avere un orizzonte è ambizioso, a guardare la stasi che vige nella maggioranza attuale.
"Fare sintesi tra quattro forze politiche non è semplice, specie se di fronte a te hai una pandemia da affrontare. Ma appunto per questo, aggiungere un altro partito alla coalizione di governo, introdurre altre incognite, significherebbe condannarsi alla paralisi più totale. Davvero pensiamo che potremmo approvare una legge sul conflitto d'interessi insieme a Forza Italia?".
Se dunque il soccorso azzurro dovesse arrivare, voi non lo accettereste?
"Eviterei toni esasperati. Siamo in una fase delicata per il paese, lo sappiamo. Dunque, una certa convergenza tra maggioranza e opposizione è non solo fisiologica, ma perfino auspicabile. Proprio oggi abbiamo votato tutti insieme un ordine del giorno da me proposto per destinare al personale sanitario 40 milioni restituiti dal bilancio della Camera. Ma questa intesa può avvenire sui singoli punti, di volta in volta, senza che si debba confondere il ruolo tra chi sta al governo e chi sta all'opposizione".
Dunque Forza Italia...
"Sta all'opposizione".
Anche se c'è chi, nel Pd, ci pensa eccome a farla entrare in maggioranza. Per Andrea Marcucci, capogruppo dem al Senato, significherebbe costruire un fronte europeista.
"Non ne vedo l'esigenza. Se FI vuole dare il suo sostegno alla trattativa che il premier Giuseppe Conte sta conducendo in Europa, ben venga. Ma senza secondi fini. D'altronde, di fronte a questa nuova Europa, che finalmente sembra imboccare la via della solidarietà, mi sembra che non ci sia bisogno di rafforzare il profilo europeista della maggioranza".
Voi del M5s, però, sui temi europei mantenete una certa ambiguità.
"Noi la Von der Leyen la abbiamo votata".
Un pezzo della vostra delegazione a Bruxelles no, a dire il vero.
"Che nel M5s ci siano diversi orientamenti è vero, ed è una ricchezza per noi. Certo, sarebbe il caso che si arrivasse a una posizione comune sui temi centrali".
Come il Mes? Neppure lì servirà il soccorso azzurro?
"Quello che conta sono i voti in Aula. E qui alla Camera la soglia della maggioranza non è mai stata in bilico".
Al Senato veramente si balla un giorno sì e l'altro pure.
"Non sono eccessivamente preoccupato. E poi, ripeto: una maggioranza, oltre che dei numeri, ha bisogno di un programma coerente. E con Forza Italia, per noi, sarebbe impossibile".