Certo, se oggi vedessimo delle persone in fuga dai barbari che si rifugiano nelle paludi e cominciano a costruire i loro edifici su terreni sabbiosi, a due passi dal mare, gli diremmo: ma che siete impazziti? Qua crolla tutto: il legno è legno, mica metallo o cemento. E quelli invece niente, anzi, insistono. Piantano paletti di legno, uno accanto all’altro, e su questi costruiscono piattaforme, sempre di legno, e sulle piattaforme tirano su edifici. E noi ancora: ma quando costa ’sto legno, tempo due giorni si consuma. Tuttavia, alla fine, poco da dire, l’insieme è fantastico. E poi ’sto legno resiste, vallo a sapere che in mancanza d’ossigeno alcuni microorganismi e batteri non vivono. Vallo a sapere, poi, che l’acqua salata pietrifica il legno, lo indurisce, altro che metallo o cemento. Insomma, a quel tempo, eventuali contestatori avrebbero detto No Venezia: striscioni, campagne, titoloni. Comunque, magari, chissà, potremmo anche essere d’accordo sul principio: Venezia non andava costruita. Però che vuoi fare? La nostra specie come si muove fa guai, e infatti il danno ormai è fatto, la città esiste, ed è unica al mondo.
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