Beppe Grillo e Virginia Raggi, sindaco di Roma

Beppe Grillo dimissiona Virginia Raggi

Carmelo Caruso

Con un post apparso sul blog, il fondatore licenzia la sindaca di Roma: "Non ti meritano". Una vittoria del Pd. Il vaffa al suo stesso popolo: "Via da sta gente di fogna"

La lusinga, ma per scaricarla e le dice che è brava, bravissima, ma che Roma non la merita (perchè "gente di fogna") e che dunque il prossimo sindaco non sarà lei.

 

Con uno dei suoi soliti artifici fumosi, la sua lingua spelacchiata e volutamente indecifrabile, Beppe Grillo ha consegnato il passaporto a Virginia Raggi, la sindaca che i romani (e lo dice un recentissimo sondaggio) non vogliono nuovamente in Campidoglio e che non vuole neppure il Pd e Nicola Zingaretti. Da oggi pomeriggio il segretario ha un problema in meno e il M5s la certezza che il disegno del fondatore è alleanza stabile con i democratici e non solo alle prossime elezioni regionali. L’invito al viaggio è sotto forma di sonetto, una pratica che Grillo spesso utilizza.

 

In questo caso il sonetto è di Franco Ferrari, ma il fondatore se ne appropria e lo fa suo. “A Virgì, pijia na valigia, tu fijio, tu marito, famme un fischio, che se n’annamo via da sta gente de fogna” inizia così il post dal titolo “Virgì, Roma nun te merita”. E sempre attraverso il romanesco aggiunge: “Lassa perde. Nun te spormonà”, dove il consiglio sembra più riferirsi ai movimenti, agli affanni ultimi della sindaca che ha velleità di bis. È convinta di aver fatto bene come sindaco. Mah. Incapace di accompagnarla all’uscio (ma per il Pd condizione necessaria per riproporre a livello locale l’alleanza di governo), Grillo scrive che “si chiama Virginia, mica è la Madonna der Divino Amore. Quella, dice, che fa lì miracoli”. E cosa serve a Roma se non un miracolo?

 

In rotta con Roberta Lombardi, che nel Lazio è la reggente (altro che Vito Crimi!) facente funzioni, ritenuta inadeguata da Paola Taverna - ancora ferita dallo sfratto che ha dovuto subire la madre – pure il M5s da settimane non sapeva in quale maniera licenziarla. Serviva garbo. È finita con le buffonerie di Grillo. Eppure la Raggi ci ha provato in ogni modo. Come non ricordare la visita della sindaca a Luigi Di Maio, a cui chiedeva protezione istituzionale, e l’incontro, a casa, con Alessandro Di Battista per risvegliare l’affetto della base? Appena era circolata l’ipotesi di una sua ricandidatura, Zingaretti, in più di un’intervista, aveva dichiarato che il Pd non poteva convergere sulla sindaca: “È come chiedere al M5s di votare in Campania, Vincenzo De Luca” aveva spiegato.

 

“Non li temo, non ho paura” aveva replicato lei. Di sicuro il post è di difficile interpretazione anche per il M5s. Un piccolo test? Abbiamo chiesto a tre parlamentari ("Ma che significa?") e abbiamo ricevuto tre interpretazioni diverse. Unico minimo comun denominatore: non può essere lei la candidata. Ecco allora, per uscire da questo pasticcio, la trovata di Grillo, il processo contro Roma (un classico; chi non processa questa città e i suoi vizi?) e contro i romani: “Ve meritate Carraro, Signorello, Darida, Veltroni, Rutelli, Alemanno ! Marino. Da che sò vivo e capiente, solo Petroselli era ben visto da tutti, ma, er Signore se lo prese de corsa, forse voleva mette a posto er paradiso”.

 

Se leggete bene, tra le righe, capirete quale profilo cerca il comico: vuole un nuovo Petroselli e non é la Raggi, malgrado quello che vuole far credere. Grillo sa che su Roma deve cedere (al Pd). E da quel che si capisce, cederà. La vera novita è però il vaffa che Grillo indirizza al popolo ("Sò circa tremila anni che rompete li cojoni, ma nun fate mai gnente pé dà na mano, anzi, giù botte!"). Silvio Berlusconi aveva dato "dei c..." agli elettori di Prodi, la sinistra si sa cosa pensava degli elettori del Cav. Oggi arriva Grillo che del popolo era il portavoce. Il vaffa al popolo del Vaffa.

 

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