In un serissimo editoriale pubblicato ieri su Repubblica, il sempre attento Claudio Tito ha commentato l’operazione realizzata dal governo su Autostrade definendola come l’ennesima prova di una maggioranza sfilacciata, slabbrata, scombiccherata, che non fa altro che dimostrare ogni giorno il suo vero tratto identitario: navigare a vista. Tito ha ragione quando sottolinea che il governo tende a spacciare per rivoluzionario “anche un semplice tagliando al motore”. Ma a quasi un anno dalla nascita del governo giallorosso ciò che forse meriterebbe di essere messo a fuoco con attenzione, sine ira et studio, riguarda un fatto politico ben più interessante delle tradizionali polemiche sull’instabilità dei governi. E quel fatto politico, anche alla luce del caso Autostrade, è abbastanza rilevante e ha a che fare con una trasformazione significativa della maggioranza, passata dall’essere una sterile accozzaglia tenuta in piedi solo per evitare che Salvini potesse andare al governo (che resta comunque un programma niente male) a essere un’armata brancaleone capace di governare con una tecnica, un metodo, un senso e persino un progetto politico.
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