A prescindere da quale sarà l’equilibrio finale che i capi di stato e i capi di governo d’Europa troveranno per dar vita al Recovery fund, c’è un tema importante che inizia a emergere con chiarezza dalle trattative europee e che se inquadrato nel modo giusto costituisce una solida ragione per essere ottimisti sul futuro dell’Italia. Quel tema è legato alla seconda “R” che accompagna il progetto del Recovery fund ed è una “R” che a che fare con quella che potrebbe diventare la vera parola-chiave della fase in cui entrerà l’Italia una volta che il piano di rinascita europeo sarà ultimato: la resilienza. In modo un po’ rude e un po’ spigoloso, la questione l’ha messa a fuoco bene ieri il cancelliere austriaco Sebastian Kurz che, parlando a nome dei cosiddetti paesi frugali, ha ribadito – come se fosse una minaccia – che il meccanismo del Recovery fund ha un senso nella misura in cui “gli aiuti siano usati per riforme lungimiranti e non per progetti orientati al passato”.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE