Impermeabile al nuovo corso del Movimento sempre e comunque al governo, Antonella Laricchia, candidata governatore del M5s in Puglia, sembra uscita da un meetup di una decina di anni fa. Contro tutti. Destra e sinistra. "Qui in questa campagna elettorale c'è una sola novità, e siamo noi". È la retorica della scatoletta di tonno, che a Roma ormai sembra un oggetto di antiquariato: "I pugliesi hanno di fronte una scelta: ed è la scelta tra il passato, il passato remoto e il nuovo". Ascoltando le espressioni di Laricchia, pare quasi che i Cinque Stelle non accusino affatto i loro dieci anni di vita e gli oltre due anni di governo, prima con la Lega e poi con il Pd. Bari è un'altra dimensione. Dove i grillini si atteggiano ancora a giamburrasca anti-sistema. Perché Raffaele Fitto e Michele Emiliano pari sono. E la candidata della corsa solitaria, destinata alla sconfitta, ça va sans dire, con fare donchisciottesco vuole spiegarci in cosa consiste quella che chiama "la continuità" tra le vecchie giunte di centrodestra, sempre guidate da Fitto in un'altra era geologica, e gli ultimi cinque anni di Emiliano: "Noi abbiamo la responsabilità di garantire un'alternativa, una reale opportunità di cambiamento in quei settori che da anni sono gestiti male, dai consorzi di bonifica alle liste d'attesa, passando per i centri per l'impiego: tutti problemi iniziati con Fitto ed ereditati da Vendola ed Emiliano, che non hanno saputo porvi alcun rimedio. Tre esempi di gestione sbagliata da parte di queste figure qui".
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