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Ridiamo fiducia all'Italia

Avere fiducia nelle istituzioni. Avere fiducia nell’innovazione. Avere di nuovo fiducia nei cittadini. Come ridare un futuro all’Italia? Un girotondo e un manifesto per Mattarella. Scrivi a [email protected]
 

Nella giornata di oggi, 21 luglio 2020, con il presidente di Leonardo Luciano Carta, l'ex presidente della Camera Luciano Violante ha inviato al presidente della Repubblica un “manifesto per la fiducia”, con il quale provare a indirizzare tutte le energie della classe dirigente del nostro paese per una ricostruzione dell'Italia all'altezza delle sfide dei nostri tempi. Di seguito, il testo del manifesto, con i sottoscrittori. Nelle pagine successive, alcuni contributi sul tema.

   

Per aderire al “manifesto per la fiducia” scrivi a [email protected]


 

Manifesto sulla fiducia. L’obbiettivo della “ripresa” per la terza fase del dopo-Covid deve costituire un momento di svolta nella vita della Repubblica, sostenuta da una spinta anche ideale che valorizzi le nostre capacità di innovare e che dia perciò obbiettivi strategici all’intero Paese. Bisogna riprendere a parlare di futuro non come astratta aspirazione, ma come realtà da costruire, come mondo verso cui dirigere le nostre speranze. Una svolta così profonda ha bisogno di un cambiamento culturale. Occorrono fiducia e risultati. Senza fiducia anche le più grandi esperienze umane si impoveriscono. Senza risultati prevalgono i labirinti delle procedure. Un nuovo atteggiamento culturale, non potrà che giovare all’intero Paese. Molta parte della legislazione appare ancora oggi ispirata al criterio dell’indifferenza per il risultato e del sospetto nei confronti dei cittadini comuni, delle imprese e di chi lavora nella pubblica amministrazione. Derivano obblighi della pubblica amministrazione al controllo dei numerosi e non sempre necessari passaggi procedurali che penalizzano il conseguimento del risultato. Deriva l’incertezza sui confini delle responsabilità penali, amministrative, contabili e civili. Diventa difficile costruire, riformare, produrre, autorizzare. La pubblica amministrazione deve soprattutto costruire opere; se non è messa in condizione di costruire opere, le procedure diventano irrilevanti. Molti si interrogano sulla fiducia dei cittadini nei confronti delle istituzioni politiche; ma la fiducia si nutre di reciprocità. È difficile nutrire fiducia nei confronti di chi manifesta sfiducia. La fiducia reciproca rafforza i legami sociali, consente l’adozione di comportamenti cooperativi, costruisce certezze, aiuta il progresso civile. Una legislazione nuova e nuove condotte pubbliche, ispirate ai principi della fiducia e del risultato, possono costituire il motore per il futuro che il Paese attende.

    

Hanno sottoscritto: Mario Botta, Maria Chiara Carrozza, Ferruccio de Bortoli, Veronica de Romanis, Luciano Floridi, Franco Gallo, Giovanna Iannantuoni, Aurelia Sole, Paola Severino, Antonella Viola

Luciano Violante, Presidente della Fondazione Leonardo-Civiltà delle Macchine

      

La Fondazione Leonardo-Civiltà delle Macchine orienta la propria attività verso le culture e le tecnologie che serviranno per futuro; ha perciò scelto la fiducia come principale linea guida. Senza fiducia non c’è futuro. Il tema non può essere circoscritto all’attività di una Fondazione; dovrebbe diventare, col tempo, e con la collaborazione di tanti, una linea guida per l’intero Paese. Dieci personalità, quattro uomini e sei donne, impegnate per il progresso civile, a vario titolo e con riconosciuto prestigio umano e professionale, hanno accettato l’invito a sottoscrivere un manifesto per la fiducia allo scopo di avviare una discussione pubblica sulle azioni da compiere per rendere quel principio concreto ed efficace. I tempi premono. La nuova fase segnata dal declino del covid19 può diventare una straordinaria occasione di cambiamento. Sarà infatti veramente diversa dal passato solo se ci saranno politiche di fiducia degli apparati pubblici nei confronti dei cittadini. Lo storia delle difficoltà del nostro Paese è in gran parte determinata da leggi e comportamenti contrassegnati dalla sfiducia e dal sospetto. Leggi prive di confini; incertezza sui limiti delle responsabilità penali, amministrative e contabili; effetti criminalizzanti connessi a comunicazioni giudiziarie ormai solo teoricamente dirette a tutelare il cittadino; interdizioni e perdita del controllo di aziende sulla base del semplice sospetto. La pubblica amministrazione, che dovrebbe fare opere, è costretta a fare procedure. È necessario girare pagina. La semplificazione deve rendere semplice la vita dei cittadini e delle imprese. Non una semplice riduzione di adempimenti ma un approccio completamente nuovo, fondato appunto sulla fiducia. Non limitarsi al restyling, ma accantonare il vecchio e varare una stagione di regole chiare nella forma, ridotte nel numero. Poche regole e molta fiducia. È probabilmente necessario procedere subito per eccezioni e sospensioni dedicate a campi ristretti; ma occorre determinare un piano che successivamente investa tutto il resto. Altrimenti il vecchio divorerà lentamente e inesorabilmente il nuovo. C’è il problema della mafia e della corruzione. È vero e non va ignorato, assolutamente; ma non può diventare l’alibi per moltiplicare burocrazie e immobilismi sostanziali. Non possiamo perdere l’obbiettivo di far andare avanti il Paese. Se il Paese non produce, usura, corruzione e intermediazione mafiosa crescono a dismisura. Se il Paese si sviluppa, crescono anche senso di comunità, educazione alla legalità, valori civili e disponibilità verso il futuro. Certo, occorre coraggio. Ma le crisi si superano solo con il coraggio. Dobbiamo agire in modo che domani qualcuno possa essere grato a questa generazione.

Mario Botta, Architetto 

   

Per un rapporto di fiducia. Il Patrimonio storico-artistico della cultura occidentale, che ha modellato opere, città e paesaggi del nostro territorio, esiste grazie ad una secolare reciproca fiducia fra governanti e artisti, fra le comunità dei cittadini (o dei loro rappresentanti) e il lavoro, il sapere e la dedizione di artigiani e imprenditori. Senza questo rapporto di fiducia non può esistere l’attività del “fare”. È difficile immaginare che questa fede fra i differenti contraenti nella storia venga meno oggi, quando le opportunità del vivere collettivo offrono straordinari strumenti tecnici e dove si sta consolidando sempre più una maggiore coscienza critica e civile cresciuta con la nostra generazione.

 

 

 

 

Maria Chiara Carrozza, Professore ordinario di Bioingegneria Industriale - Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa 

  

La pandemia legata al COVID-19 ha creato una discontinuità nell’evoluzione della IV rivoluzione industriale cambiando le condizioni al contorno ovvero il contesto sociale e culturale su cui i cambiamenti tecnologici stavano già sconvolgendo equilibri e assetti geopolitici. Nonostante le molte conseguenze negative e devastanti, possiamo registrare qualche segnale positivo come la spinta verso la transizione digitale resa necessaria dal confinamento fisico, l’accettazione del concetto di smart-working perfino nella pubblica amministrazione, la fiducia nella tecnologia che avvicina piuttosto che allontana, la rinnovata consapevolezza nell’importanza dei territori e del tessuto sociale per creare resilienza. La fiducia nella tecnologia può darci il senso di sicurezza che viene dalle decisioni basate sull’evidenza scientifica e dalla cultura della responsabilità sociale. Su questo rinnovato senso di fiducia nella scienza che ci rende orgogliosi di chi ha curato e salvato tante vite, dobbiamo ricostruire la fiducia nella pubblica amministrazione, nelle leggi e nel governo del paese e dei territori, ma per questo dobbiamo semplificare il nostro rapporto con la burocrazia e passare da ‘presunti colpevoli’ a ‘presunti innocenti’ che vogliono ricostruire il paese con il proprio lavoro. Non c’è più tempo, abbiamo bisogno di un nuovo Diritto Amministrativo degli onesti per favorire la fiducia di cui l’Italia ha bisogno.

 

 

Ferruccio De Bortoli, giornalista

   

Come ci insegna Stefano Zamagni, instancabile ottimista sulle qualità dell’animo umano, l’etimologia della parola fiducia ci porta alla corda del liuto, che doveva essere tesa per suonare meglio. Noi più modestamente ci acconteremmo che ci sentissimo un po’ tutti in un’ideale cordata (non a caso il termine è usato più in senso dispregiativo) nella quale il destino di ognuno è legato all’altro. Nessuno si salva da solo, come ha dimostrato la pandemia. Tutti salvano tutti. La fiducia è la corda che tiene insieme le comunità, assicura e promuove il senso civico. Una fune da tirare tutti insieme. Dalla stessa parte. Non c’è futuro nell’Europa se pensiamo che i nostri partner possano surrettiziamente ingannarci e conquistarci (alimentando così i peggiori pregiudizi su di noi). Non c’è futuro per una comunità, dalla più piccola alla più grande, se il sospetto sulle cattive intenzioni dell’altro è alimento quotidiano e alibi delle nostre incertezze e inadempienze. Non c’è futuro se una classe dirigente pubblica e privata guarda solo al suo interesse particolare e immediato immiserendo il bene pubblico e ipotecando il futuro dei propri figli. Tagliando, come si dice, deliziosa saggezza popolare, la corda.

 

 

 

 

Veronica De Romanis, Economista, Professore di European Economics - Luiss Guido Carli

  

In questa fase straordinaria che stiamo vivendo, la fiducia è diventata un elemento fondamentale della nostra vita. È necessario fidarsi dei medici e degli esperti. Ma, poi, è necessario fidarsi di chi governa e prende decisioni che hanno delle conseguenze. Ad esempio, gli effetti di una decisone come quella del lockdown per l’intero paese sono certamente positivi dal punto di vista sanitario ma devastanti dal punto di vista economico e sociale. Infine, dobbiamo fidarci degli altri e, forse, questa è la vera novità. In una pandemia, il comportamento altrui può avere un impatto sulla nostra vita. Si chiama contagio. Per ridurlo, dobbiamo essere sicuri che tutti rispettano le regole. Dobbiamo, quindi, fidarci. Altrimenti trionfa la paura, si innalzano i pregiudizi prima e, dopo, i muri. La fiducia verso l’altro non deve mancare, ovviamente, in un quadro più ampio, quello economico europeo. Senza fiducia non c’è Europa. Senza fiducia non si può condividere una moneta, un progetto, un destino. L’architettura dell’euro si basa sull’assunto che si rispettino trattati e regolamenti. Il rischio, anche in questo caso, è quello del contagio ma finanziario. La precedente crisi lo ha mostrato chiaramente. I più penalizzati, peraltro, sono stati i paesi deboli, quelli con i debiti più elevati. Un’unione monetaria non può durare se si pensa che l’altro contraente sia sempre pronto a barare, a tradire, a sopraffare. Purtroppo, il dibattito italiano inciampa spesso in questa cultura del sospetto. Un esempio recente è quello relativo al Meccanismo europeo di Stabilità (Mes), strumento prezioso che il governo si ostina a non attivare perché “non ci si può fidare”. Un processo alle intenzioni dell’altro è il trionfo del pregiudizio. Per ritornare a crescere, sentimenti simili - che sono il contrario della fiducia - devono essere spazzati via.

 

 

Luciano Floridi, Professore ordinario di Filosofia ed etica dell'informazione - Università di Oxford

  

Ho firmato il manifesto per la fiducia perché è con la fiducia che si affronta bene qualsiasi sfida, mentre senza fiducia anche il più piccolo dei problemi diventa insormontabile. Se abbiamo fiducia in noi stessi ci metteremo alla prova, ma senza questa fiducia falliremo anche in quello che sappiamo fare bene. Se abbiamo fiducia tra noi, avremo ambizioni comuni e più alte, ma senza questa fiducia non andremo oltre le nostre capacità individuali. E se abbiamo fiducia nelle istituzioni e le istituzioni in noi, la normalità sarà agire per il bene comune, ma senza questa fiducia ci sarà solo controllo e punizione. La piena fiducia si guadagna, non si presuppone, perciò l’investimento iniziale deve essere fatto con un atto di coraggio, e per questo credo nel dare fiducia, in una parola credo nella #fiduciadipartenza di questo manifesto.

 

 

 

Franco Gallo, Presidente Istituto Enciclopedia Italiana Treccani

  

Senza la fiducia non si va lontano. Se sviluppata, essa ha il potenziale per creare successo e prosperità; se però manca, può distruggere il governo più potente, le leadership più influenti e l’economia più fiorente. E’ questo un rischio che, nell’attuale frangente, il nostro Paese sta correndo sulla spinta anche della crisi pandemica. Le statistiche ci dicono, infatti, che oggi la maggior parte dei cittadini interpellati (il riferimento è al rapporto “Edelman Trust Barometer” del 2020) è convinta che la loro situazione nei prossimi cinque anni avrà un netto peggioramento ed è soprattutto preoccupata della possibilità di perdere il rispetto e la dignità di cui ha finora goduto. E poiché la perdita di fiducia interpersonale e istituzionale è imputabile in gran parte all’aumento delle disuguaglianze del reddito e delle opportunità, alla mancanza di sicurezza e alla diffusione di un forte senso di ingiustizia, è chiaro che il primo obiettivo da raggiungere dovrebbe essere quello di riconquistare il terreno finora perduto sul fronte delle politiche economiche, sociali e dell’organizzazione amministrativa, approfittando anche dell’incoraggiamento a sviluppare tali politiche proveniente dalla Commissione UE. La ripartenza postpandemia ci offre un’occasione unica per operare in tale direzione perché ci costringe a constatare che non esiste un capitalismo affidabile e davvero praticabile senza un forte sistema di servizi pubblici e senza una protezione dei beni (comuni) globali di interesse collettivo, come sono la salute, l’istruzione, l’ambiente, la cultura e la biodiversità.

Giovanna Innantuoni, Rettrice Università degli Studi di Milano-Bicocca 

   

Fiducia è una parola evocativa e importante; si incrociano in essa i due significati etimologici latini: confidere 'avere fede' e fidere 'porre in fede', essere fedele, un processo di virtuosa collaborazione reciproca. Credo che per il Paese, che ha appena affrontato una crisi senza precedenti, rappresenti la sfida che dovrà vincere. L'Italia può contare su una rete della scienza e della formazione eccellente. Dalla fiducia che il Paese darà alle Università, alle Istituzioni e alle imprese, si deciderà il nostro futuro, creando aree d’innovazione e rafforzando il rapporto tra pubblica amministrazione e società. La ricerca dà le risposte che cerchiamo; ma occorre progettualità e investire in conoscenza e innovazione. D'altra parte serve essere fedeli a un'idea di nuova ripartenza e a un futuro che valorizzi la sostenibilità sociale e ambientale. Occorre un nuovo umanesimo che ponga al centro l'uomo che ha fiducia e dà fiducia a un Paese ricco di risorse pronte ad abbracciare il cambiamento. 

Paola Severino, Vice Presidente con delega alla promozione delle Relazioni Internazionali - Luiss Guido Carli 

  

Per guardare con speranza al futuro del nostro Paese dobbiamo poter contare su una regolamentazione innovativa dei rapporti tra Pubblica Amministrazione e cittadino, basata su un patto di fiducia, fondato sul senso di responsabilità e sul senso di riprovazione sociale verso atti e comportamenti illegittimi. Il ricorso allo strumento dell’autocertificazione, ad esempio, che si ispira a principi di fiducia, potrà essere uno dei passaggi fondamentali per consentire di semplificare e velocizzare molte delle pratiche amministrative, favorendo lo sviluppo di investimenti pubblici e privati, nazionali ed internazionali, che rappresentano il motore per una solida ripresa economica. Naturalmente, ad esso dovrà seguire una attenta fase di controlli sulla veridicità delle dichiarazioni e, in caso di falsità, l’applicazione di adeguate sanzioni.

 

 

Aurelia Sole, Rettrice Università degli Studi della Basilicata

   

La fiducia mette in relazione le persone, e questo genera un sentimento di sicurezza, la fiducia aiuta a superare la paura che invece alimenta ed è alimentata dal sospetto, dalla rabbia e dall’odio. Durante l’emergenza abbiamo vissuto avendo fiducia in tutte le persone che si sono impegnate perché la nostra vita continuasse in sicurezza, oggi dobbiamo restituire questa fiducia, impegnarci tutti a conseguire i valori comuni e non inseguire l’opportunismo.

  

La fiducia nelle istituzioni poi è la garanzia della democrazia, ma questa fiducia deve essere reciproca, bisogna ripartire da questo punto, e avere fiducia negli altri e soprattutto nei giovani,” l’individuo non è indifferente al prossimo, l’uomo reale è migliore”, questo ci dice Muahammad Yunus, premio Nobel per la pace, dobbiamo superare l’individualismo riscoprire il discorso comune dello stare assieme per rendere la vita migliore, superare i momenti critici e accendere la speranza.

 

Antonella Viola, Scientific Director Istituto di Ricerca Pediatrica Fondazione Città della Speranza 

  

La fiducia è indispensabile per compiere ogni azione quotidiana, dalla più semplice alla più complessa, ed è la base di tutte le relazioni che regolano una società civile. Ma oltre ad essere tutto questo, la fiducia costituisce uno stimolo importante che permette al bambino di crescere come adulto consapevole e coraggioso e al cittadino di maturare quel senso di responsabilità necessario per espletare il proprio ruolo nel mondo. Un uomo che non si fida è un uomo incapace di guardare al futuro, vive di paure e sospetto; ma, d’altro canto, un uomo a cui non è concessa fiducia non avrà possibilità di realizzarsi personalmente, professionalmente e civilmente. Lo stesso accade per le istituzioni: per crescere forti e solide, per realizzare progetti, per assolvere al proprio compito hanno bisogno di dare e ricevere fiducia. Recuperare un clima di fiducia reciproca è quindi essenziale per costruire il futuro del paese.

 

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