La battaglia sul Mes, la legge elettorale, il crollo del M5s, la vittoria sull’Europa, la divisione del centrodestra, il maloox a Salvini e il futuro al governo. Come ha fatto Zingaretti a superare la stagione semaforo e a diventare un leader tra i due mondi
In una vecchia e folgorante imitazione di Romano Prodi fatta qualche anno fa da Corrado Guzzanti, l’allora capo dell’Ulivo venne rappresentato dal comico romano come se fosse qualcosa di simile a un formidabile semaforo politico. “Io – diceva Guzzanti nei panni di Prodi – sono sempre uguale: io sono l’unico leader europeo senza metabolismo, perché sto fermo. Sì, andavo pure in bicicletta, ma nessuno ci ha fatto caso: mica pedalavo, stavo fermo. Questo è il senso dell’Ulivo: l’Ulivo è un albero, mica va a spasso. E io sto fermo, aspetto, non mi muovo. Perché verrà anche il suo bel momento che dovran tornare qui, da me, proprio qui alla stasione dove mi han mandato”. Lo sketch di Corrado Guzzanti è forse il migliore fotogramma per provare a raffigurare quella che è la condizione vissuta oggi da un leader di partito che non nasconde di volersi ispirare al modello Prodi, e il leader in questione risponde al nome di Nicola Zingaretti, raffigurato spesso nei retroscena come se fosse eternamente immobile, incessantemente fermo, perennemente statico. Un semaforo.
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