Perché non riconoscere che il nostro paese, di fronte alla gestione del virus, è stato più un modello che uno zimbello? L’Italia avrà un futuro solo quando imparerà a non vergognarsi di se stessa
E se fosse arrivata l’ora di riscrivere un pezzo della storia italiana? Non sappiamo l’estate cosa ci riserverà, non sappiamo la pandemia che traiettoria avrà, non sappiamo cosa succederà quando a settembre i nostri figli torneranno a scuola, non sappiamo quale sarà l’impatto reale del coronavirus sulla nostra vita, ma a quasi cinque mesi da quel 9 marzo in cui è cambiata la nostra vita, e in cui l’Italia ha scoperto come si traduce nella nostra lingua la parola lockdown, c’è forse un pezzo di storia del nostro paese che si può provare a riscrivere rileggendo i drammi di quei giorni con qualche informazione in più raccolta nel corso delle settimane e in particolare negli ultimi giorni. Si è detto e ridetto, più in Italia che fuori dall’Italia, che il nostro paese si è fatto trovare impreparato, che le misure di lockdown sono state esagerate, che l’Italia ha fatto ancora una volta la figura del grande malato d’Europa. Eppure, cinque mesi dopo, quelle presunte verità, giorno dopo giorno, sembrano somigliare sempre di più a verità alternative e come spesso capita al nostro paese una buona parte della classe dirigente italiana sembra essere incapace di riconoscere che il nostro paese, di fronte alla gestione del virus, più che la parte dello paese zimbello ha svolto la parte di un paese modello.
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