Roma. Poteva scegliere la soluzione Francisco Franco, sparire del tutto e lasciar governare la corte avvolgendosi nel più muto mistero, ma ha invece scelto la soluzione Leonida Breznev: Silvio Berlusconi c’è e non c’è, appare in silhouette come Alfred Hitchock nei suoi film, qualche immagine in posa immobile dietro a una scrivania su sfondo bianco, quasi un’ombra dietro una tenda. E insomma, per dirla tutta, più che apparire il Cavaliere ormai traspare, attraverso interviste corrette via email dalla lontana Provenza (e chissà se rilasciate davvero da lui o dai segretari), qualche rara telefonata, dichiarazioni protocollari alle agenzie, scarni umori fatti filtrare dai suoi castellani che non si sa più quanto siano comandati o comandanti, attori o agiti. Eppure mai come adesso, dopo anni non facili, l’uomo che traspare è diventato solido e ubiquo, l’assente incombente, onnipresente nelle conversazioni tra leghisti e democratici, grillini e fratelli d’Italia, renziani e contiani. Tutti dicono: “Silvio i love you”.
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