Brunetta non si accontenta, Mulè non ci sta: "Non ci comprano con una poltrona". Le parole di Bonomi e quelle di D'Incà, cosa c'è dietro alla svolta azzurra. Stasera Tajani si confronta con Salvini e Meloni
La lusinga, certo. Ma le lusinghe non bastano. "Qui non è questione di concederci una presidenza di commissione", sbotta di buon mattino Renato Brunetta, che della commissione in questione, quella bicamerale sul Recovery fund, sarebbe pure il presidente designato. "Qui la questione è politica", prosegue il deputato di Forza Italia, responsabile economico del partito. "E se il governo non convoca i leader dell'opposizione, il pollice resta verso". E dunque, nell'oscillazione continua e imprevedibile del barometro che misura il livello di pressione dell'opposizione azzurra – "Opposizione responsabile, ma non passiva", precisa la capogruppo alla Camera, Mariastella Gelmini –, il tempo adesso volge al brutto. "Certo che non glielo votiamo, lo scostamento di bilancio", sentenzia Giorgio Mulè, gran confidente del Cav. "Se Giuseppe Conte e i suoi abili consiglieri pensano di comprarci con una poltrona, si sbagliano di grosso". Lo stesso Antonio Tajani, a quanto pare, ha fatto sapere a Palazzo Chigi che le dichiarazioni di giornata di Federico D'Incà, il ministro grillino per i Rapporti col Parlamento, chiudono ogni discorso. "Per D'Incà la maggioranza è autosufficiente anche al Senato? E allora lo scostamento votatevelo da soli".
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