Così il ministro degli Esteri ha fomentato i malumori alla Camera, per poi lavarsene le mani. "Parlatene col direttivo". Lo strano caso della commissione Esteri. E stasera, a Montecitorio, la resa dei conti interna
I deputati grillini, già in preda ai prodromi di un collasso cerebrale collettivo, se lo sono visto arrivare a tardo pomeriggio, quando il pasticcio al Senato era già compiuto, con quelle due commissioni perse (Agricoltura e Giustizia) e rimaste nelle mani della Lega, e il travaglio della Camera era tutto ancora da affrontare. E allora Luigi Di Maio, con una calma recitata, un'indifferenza ostentata di fronte al periclitare degli eventi, fermo in mezzo al cortile di Montecitorio, a tutti quelli che andavano a denunciargli il caos incombente, rispondeva con lo stesso sbuffo di sufficienza: "Non prendetevela con me, non sono più io che gestisco queste cose. Parlatene col direttivo".
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