La difesa del leghista è fuffa. Ma c’è da augurarsi che arrivi solo una condanna simbolica, senza negazione dei diritti politici elettivi passivi e attivi: sarebbe sufficiente per ricordare che non tutto è possibile quando si è al governo
Che il Senato avesse l’autorità e la legittimità giuridica e morale per lasciare che il senatore Salvini sia processato dal Tribunale dei ministri è appena ovvio. La giurisdizione è speciale, riguarda appunto i ministri, e il senatore in qualunque altro caso si appellerebbe alla retorica anticasta per bollare quella giurisdizione come incompatibile con l’eguaglianza davanti alla legge dei cittadini. Ma questa sede giudiziaria speciale non gli basta, al senatore, avrebbe voluto anche l’immunità politica garantita da un voto della Camera di appartenenza. Strano. Quando le sacrosante immunità speciali previste dai padri della Costituzione per gli eletti furono abrogate con un colpo d’opinione sotto pressione giudiziaria, per demolire con la forza la vecchia Repubblica dei partiti, il partito del senatore in aula agitava un cappio. Ora Salvini ne vuole fare un uso per così dire ad personam.
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