In una stagione in cui lo stato ha una maggiore centralità è importante mantenere attivo il pensiero libertario. Bloccandone però le derive in forma di fake news, complottismo, cultura no mask
Impostori no, grazie. Nella politica post pandemica, specie in quella fetta di classe dirigente che sta cercando di cambiare registro per adattarsi il più in fretta possibile a un mondo che cambia alla velocità della luce, c’è una verità alternativa che si sta andando a diffondere in queste settimane e che tende ad affermare un concetto che suona grosso modo così: la pandemia ha rimesso lo stato al centro dei giochi della politica e in una stagione in cui lo stato tornerà a dettare anche i tempi dell’economia è inevitabile che a dettare i tempi della politica sia una classe dirigente più di stampo statalista che di stampo libertario. Corollario finale: chi teorizza le politiche libertarie oggi come non mai è un nemico tanto dell’interesse nazionale quanto della salute pubblica di ciascun paese. Per quanto possa essere osceno, il ragionamento parte da un dato di fatto reale che è quello con cui dovranno fare i conti tutti i grandi paesi che hanno cercato di trovare un modo per governare la pandemia. E il ragionamento è evidente: in una stagione in cui aumenterà il debito pubblico e in cui lo stato avrà più centralità sarà inevitabile che le politiche stataliste abbiano una cittadinanza superiore rispetto al passato. Ciò che però viene ignorato da chi fa questo ragionamento è che, proprio alla luce di questa tempesta perfetta, mai come oggi il pensiero libertario assume una sua centralità strategica.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE