"Sulla storia dei bonus Fico difenda il Parlamento". Parla il presidente dell'associazione collaboratori Parlamentari
"Non ci sono illeciti. Usi il codice di condotta". Esiste una strada istituzionale per esaminate i presunti abusi evitando la gogna antiparlamentare
La vicenda "bonus-inps-deputati" getta discredito sulla istituzione parlamentare a cui il Parlamento può sottrarsi agendo tempestivamente. Il 12 aprile 2016, infatti, la Camera ha approvato il Codice di condotta dei deputati, che reca le norme di comportamento dei membri della Camera dei deputati, informate ai valori di correttezza e imparzialità. Il regolamento declina, in ambito parlamentare, l'art. 54 della Costituzione precisando che "i deputati agiscono con disciplina e onore, rappresentando la Nazione e osservando i principi di integrità, trasparenza, diligenza, onestà, responsabilità e tutela del buon nome della Camera dei deputati. Non ottengono né cercano di ottenere alcun vantaggio finanziario diretto o indiretto o altre gratifiche".
Se nessuna illiceità nelle condotte degli ignoti deputati sembrano esservi stata, agevolmente si possono individuare aspetti che contravvengono ai principi individuati dal regolamento. Il Presidente della Camera, on. Roberto Fico, se lo vuole, può chiedere all'apposito Comitato consultivo, alla luce degli elementi emersi a mezzo stampa, di esaminare in via d'urgenza i "presunti" casi di violazione al codice di condotta. Poiché il Comitato consultivo ha il potere di svolgere tutti gli accertamenti necessari sia convocando i deputati interessati, sia - previa autorizzazione del Presidente - chiedere il parere di "esperti" esterni, nulla impedisce che in questa veste siano coinvolti "esperti e funzionari INPS" al fine di accertare violazioni al codice di condotta parlamentare di cui il Comitato della Camera (i membri sono espressione dei principali partiti) voglia farsi promotore a tutela del suo buon nome. La procedura prevedere che sia lo stesso Presidente a ricevere l'esito della istruttoria e, in caso di violazioni accertate, a mo' di sanzione è previsto che di quanto accertato sia data comunicazione in Assemblea e sul sito della Camera.
Una strada parlamentare e istituzionale per difendere in concreto l'istituzione parlamentare c'è è può essere percorsa in tempi brevi, senza che la vicenda avvelini i pozzi di una campagna referendaria centrale per il futuro del Parlamento. L'Associazione italiana dei collaboratori parlamentari che da anni denuncia come le modalità "a rimborso" e di "non disciplina" dei rapporti di lavoro parlamentari-deputati è ciclicamente causa di gravi danni di immagine all'istituzione cuore della democrazia repubblicana, auspica che sia in questa occasione sia il Parlamento, nel pieno delle sue prerogative d'azione e indipendenza, a riscattarsi e contrastare le condotte - opportunistiche - di singoli che tradiscono la funzione di cui sono investiti. É necessario che il parlamento agisca, e lo faccia interesse di tutti, dei cittadini, del Paese.
* José De Falco è presidente dell'Associazione italiana dei collaboratori parlamentari - AICP