C’era un solo modo per sbarrare la strada a ogni tipo di dialogo tra il M5s e il Pd a Roma: ricandidare Virginia Raggi. Ed è proprio ciò che è successo, con un’accelerazione fulminea e inaspettata della sindaca. Dinamite sotto i ponti che invano avevano tentato di costruire i “dialoganti” dei due rispettivi campi. Così mentre il centrosinistra più vicino al segretario dem Nicola Zingaretti e alcuni pentastellati convinti della necessità del patto per riconquistare il Campidoglio cercavano di imbastire una difficile trattativa su una figura “civica” e “terza”, lei, la Raggi, faceva il giro delle sette chiese nel Movimento. Una svolta preparata da tempo. Partita con una visita a casa di Alessandro Di Battista, proseguita con gli incontri riservati con Luigi Di Maio, culminata con il blitz a Milano nell’ultimo weekend di luglio con lo scopo di ammorbidire le asprezze di Davide Casaleggio sulla regola del doppio mandato.
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