Roma. Chi lo fa, ovviamente, ci tiene a farlo vedere. Post su su Instagram coi volti seri e corrucciati, tweet autocelebrativi grondanti disciplina e onore: “Io ho firmato”, “Anche io ho firmato”, “Ho firmato pure io”. Eccoli qui, i soldatini zelanti del M5s, che chiedono all’Inps di rivelare tutta la verità, nient’altro che la verità, sul loro conto e sui loro conti, ché del resto male non fare, paura non avere, e loro sono lindi e immacolati. E però, poi, silente e marginale, c’è anche una truppa di parlamentari del M5s che a firmare la richiesta di autorizzazione non ci pensa neppure. E non perché, garantiscono, abbiano qualcosa da temere o da nascondere: è che non ci stanno a partecipare a questa “caccia al parlamentare”, a fare le comparse in una farsa che getta discredito sull’intera pattuglia di Montecitorio e Palazzo Madama. E così, mentre Vito Crimi, il reggente che non regge, invita tutti ad autorizzare la disclosure dell’Inps, così da individuare il furbetto grillino che s’è intascato i 600 euro del bonus, Luigi Di Maio guarda già oltre e invita gli italiani a tenersi pronti, ché il 22 settembre “si tagliano 300 stipendi inutili”. Cornuti e mazziati, insomma.
Abbonati per continuare a leggere
Sei già abbonato? Accedi Resta informato ovunque ti trovi grazie alla nostra offerta digitale
Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo
Il foglio web a € 8,00 per un mese Scopri tutte le soluzioni
OPPURE