Certe volte anche il ridefinire degli obiettivi in corso d'opera, dà il senso del precipitare degli eventi, la presa sulla realtà dei fatti che scivola, s'allenta, e insomma tocca fare buon viso a cattivo gioco, in quel gioco crudele e spietato che è la politica. "In Toscana puntiamo al dieci per cento", ribadiva Ettore Rosato, luogotenente tra i più fidati di Matteo Renzi, a fine novembre. Quando le regionali sembravano imminenti, e il vento nelle vele di Italia viva, seppur non fausto, sembrava comunque buono: e infatti l'ex premier giocava quasi da king maker, promuovendo quel galantuomo di Eugenio Giani a candidato presidente e però obbligandolo a non presentare una sua lista del presidente, così da agevolare la scalata di Iv. Poi di mezzo c'è stata una pandemia, il riposizionarsi degli schieramenti, lo smottamento di quel terreno fragile su cui il senatore di Scandicci sognava di ricostruire il grande centro, e invece è andata com'è andata, ben al di là dei torti e delle ragioni di ciascuno. E così ora, a chi gli chiede un pronostico, quel fatidico "fissare l'asticella" che sempre anima i divertissement pre elettorali degli editorialisti, Renzi dice che la misura del successo di Italia viva non la darà la doppia cifra, ma l'essere decisivi nella vittoria di Giani. Ché se anche si prendesse il 5 o il 6 per cento, insomma, ma quel 5 o 6 per cento fosse poi determinante nel garantire la vittoria del centrosinistra sull'arrembante Sussanna Ceccardi, si potrebbe sempre dire d'aver vinto.
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